Pontormo, Visitazione (Sailko, CC BY 3.0) -
Ire Fülle war um sie gebreitet.
La sua pienezza intorno era distesa.
Rainer Maria Rilke, Visitazione di Maria
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,39-56)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Mi lascio ispirare
Maria è assunta in cielo in anima e corpo, unita, non divisa. L’Immacolata Concezione, concepita senza peccato originale, non può conoscere la morte, la divisione della morte, del peccato. Anche il nostro destino è questa pienezza, questa unità di anima e corpo possibile solo alla presenza del Signore. Con lei prendiamo parte a questo processo di incarnazione.
Dopo l’annuncio Maria si mette in cammino, con tutti i suoi timori, le sue resistenze, quel sì pronunciato sottovoce nella sua umile preghiera. Ha bisogno di capire, anche sua cugina è stata visitata dal Signore. Passa per la porta del dubbio, del mutismo di Zaccaria che non credeva fosse possibile avere un figlio in tarda età. Solo varcando quella soglia può incontrare Elisabetta, il cui nome parla di una promessa.
C’è bisogno di coraggio per affrontare da soli un viaggio del genere e per entrare nella casa del dubbio. Per passare dalla promessa al compimento è necessario crederci. Elisabetta, che rappresenta l’Antica Alleanza, è mossa dallo Spirito. E solo davanti a lei Maria riesce a rileggere la sua storia come una storia d’amore, a ricordare ciò che le è successo, a entrare nel mistero di ciò che è già dentro di lei. Solo davanti a lei può dire: “sì, credo che sia possibile, anche per me, questa vita nuova”.
Cosa ha fatto il Signore per noi? È un canto libero il suo, possiamo sentirla cantare dal fondo della sua pancia e dei suoi passi, è tutta Eucarestia, che significa ringraziamento, diventa un tabernacolo. Nel Magnificat Maria si riconosce creatura guardata, amata finalmente, alla luce di un orizzonte più ampio, che è una storia di vita e non di morte, di libertà. E il suo canto d’amore per il Signore è contagioso.
Forse non riusciamo ancora a riconoscere questa vita nuova dentro di noi, ma possiamo prendere in prestito il suo sguardo, quello che basta per andare, mossi dallo Spirito, anche noi a pronunciare il nome di Gesù, a dire che Dio salva, con le nostre vite. Maria resta con Elisabetta il tempo necessario, fino al parto, accompagna alla nascita Giovanni, che significa “dono di Dio”, come accompagna anche la nostra di rinascita, come solo una madre sa fare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Chi ti aiuta a rileggere la tua storia e a farne un canto libero?
Cosa ti fa sussultare di gioia?
In quale luogo senti che sia necessario fermarsi e prestare servizio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Agosto
2022
Un canto libero
commento di Lc 1,39-56, a cura di Caterina Bruno