Ph. by Caterina Bruno (“Senza titolo”, Jannis Kounellis, 1989) -
La frase più pericolosa in assoluto è: abbiamo sempre fatto così.
Grace Murray Hopper
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 2,18-22)
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Mi lascio ispirare
A che punto siamo con i nostri buoni propositi per il nuovo anno? Forse abbiamo già ridimensionato o depennato dalla lista qualche voce. Mi piace pensare che la pratica del digiuno sia un’offerta d’amore più che uno sforzo di volontà, o una forma di penitenza, e che serva a mettere in ordine le nostre priorità.
Per esempio decido di passare meno tempo sui social per fare una passeggiata in più con i miei amici, per incontrarli. Il digiuno educa il desiderio, serve a fare spazio all’altro. Se mi chiude, anche questa forma di osservanza, viene svuotata del suo senso più profondo. Guardo la mia lista, e stavolta decido di zittire il mio dispotico io ideale che assomiglia tanto a questi farisei. Mi sembra di sentirli ripetere: “non sarai mai abbastanza”.
Però se lo sposo c’è è già il tempo della festa, perché così ci si immaginava la fine dei tempi, come un banchetto, un comunicarsi vita. Alcune abitudini sono talmente radicate che non ci facciamo più neanche caso a quanto tempo e vita ci tolgono. Correggiamo la nostra lista mettendoci sotto lo sguardo dello sposo che è Gesù, che certo, li vede eccome quei comportamenti che non ci servono, non ci aiutano più, ma ci ama ugualmente.
E allora sì, che qualcosa può cambiare. Un rattoppo non basta più, qui ci vuole proprio un abito nuovo. Abitudini nuove, nuovi modi di abitare il mondo. Con Te, Signore, tutto cambia perché cambi il nostro modo di guardare. Non aspetti altro che di riempire la nostra misura, di farla traboccare di vita, di gioia, ma il contenitore deve essere pronto o rischia di frantumarsi, dobbiamo essere disposti ad abbandonare i nostri soliti modi di pensare, a lasciarci sorprendere e accogliere e guidare da Te che sei Parola viva.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi scarica e mi rende “assente” durante la giornata?
Quali voci negative sarebbero da zittire?
Chi c’è sulla mia nuova lista?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Gennaio
2024
Fare spazio
commento di Mc 2,18-22, a cura di Caterina Bruno