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Al tempio c’è una poesia intitolata La Mancanza, incisa nella pietra... Ci sono tre parole, ma il poeta le ha cancellate. Non si può leggere La Mancanza, soltanto avvertirla.
Memorie di una Geisha
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 16,16-20)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Mi lascio ispirare
È abbastanza facile immedesimarsi nei discepoli in questo brano. Sono lì, confusi e disorientati dai discorsi di Gesù:
«Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Ed è facile concentrarsi come loro sul voler quantificare quel “un poco”.
Anche noi, infatti, sappiamo che quando siamo in compagnia di una persona con cui stiamo bene, facciamo poi tanta fatica, soffriamo quando dobbiamo starci lontano. Basta pensare a questo periodo di isolamento che abbiamo vissuto/stiamo vivendo e al desiderio di uscire di casa che sta prendendo un po’ tutti. Abbiamo bisogno del contatto con le persone a noi care, perché lo stare lontano da chi amiamo non ci piace e alla lunga ci disorienta e ci rende tristi.
Come i discepoli, però, anche noi rischiamo di concentrarci sulla “mancanza”, sulla paura dell’isolamento da ciò che ci fa stare bene, finendo così per perdere di vista la cosa più importante che Gesù dice: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
È questo ciò che conta davvero. Se ci fidiamo, se crediamo che in ogni caso, qualunque cosa succeda, noi “lo vedremo” e che “la nostra tristezza si cambierà in gioia”, allora non sentiremo più una mancanza ma sentiremo prima di tutto una promessa. Una promessa che se vissuta con fede, porterà qui e ora la gioia di un incontro. L’incontro con Lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i sentimenti che ho provato/sto provando in questo periodo di isolamento?
In quale occasione della mia vita ho chiaramente percepito “la tristezza cambiare in gioia”?
Quando ho saputo fidarmi di una promessa di Gesù, senza pensare al tempo del suo compimento?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Maggio
2020
Un poco quanto?
commento di Gv 16,16-20, a cura di Marco Sturniolo