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Gigli, forme dʼamor spirituali,
colombi familiari sempre aneli
al volo, quale non vi tarpò lʼali
onde volare non possiate ai cieli?
Alfredo Tusti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 17,20-26)
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anchʼessi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io lʼho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anchʼessi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché lʼamore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Mi lascio ispirare
Nell’alta densità delle parole di saluto ai suoi discepoli, Gesù, alla vigilia della sua passione, si pone in bilico tra il cielo e la terra, tra il prima e il dopo della storia. Dà coordinate spazio-temporali che trasfigurano il mondo nel cuore di Dio: spazio infinito e tempo eterno.
«Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io». Parla di un luogo? Di un un’altra dimensione? Ciò che Gesù non si è mai stancato di annunciare è la comunione col Padre. Non sappiamo dove e quando questo si darà in modo pieno, ma ne conosciamo il sapore che Cristo ci ha lasciato nel pane e nel vino che in ogni eucaristia ci mettono già nel profondo di questa intimità.
«Perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato». Nella sua carne Gesù tocca il vertice della gloria, è il suo farsi uomo, fino alla fine, fino alla vetta del Golgota, che gli permette di spiccare il volo della resurrezione. Il Padre lo ha posto nelle nostre mani, ha messo in noi la sua tenda, ci ha scelto come casa leggera, che non fermi il suo instancabile camminare per portare luce nelle notti più profonde del cosmo.
«Poiché mi hai amato prima della creazione del mondo». Gesù viene dall’eterno dove l’amore non comincia, c’è nell’essere stesso di Dio. “Dio è” perché ama. Nelle distanze di galassie che a volte sembrano separarci da Dio solo l’amore ha la velocità dell’eterno.
Padre, dacci di vivere quest’amore nel ritaglio di universo in cui ci troviamo, dove anche i gigli del campo si vestono della gloria che ci hai dato.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Dove sento presente Dio?
Quali piccole cose mi stanno mostrando la gloria e l’amore di Dio?
In che occasione penso alla comunione di vita con il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Giugno
2019
Dov’è Gesù?
commento di Gv 17,20-26, a cura di Giuseppe Amalfa SJ