I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato questi pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra.
Vincent van Gogh
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5, 1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Mi lascio ispirare
Le reti attraversano il vangelo di oggi.
Le troviamo all’inizio, vuote, segno di una vita ordinaria, del lavoro. Reti da sistemare e lavare, dopo una notte dove non si era riusciti a pescare nulla.
Le troviamo al centro, piene. Le reti si riempiono perché i pescatori sanno uscire dal loro ordinario, vincono le resistenze della fatica e della diffidenza per affidarsi alla parola del Maestro che li chiama ad andare a largo dove il mare, la vita, la verità sono più profondi.
Le troviamo alla fine, nuove. Pronte per un nuovo lavoro: pescare uomini. Non si tratta qui di trattare gli uomini come pesci, farli abboccare e cadere nella rete; gli uomini si pescano a largo, si fanno riemergere dalle loro profondità e si riportano alla vita, quella vera degli abissi del cielo.
In tutto ciò i pescatori passano dal gettare le reti al gettarsi ai piedi di Gesù. Sembra tutto così rapido ma dietro questo gettare e gettarsi c’è un cammino, un processo che porta Simone e gli altri a convertire i loro attrezzi in strumenti per il regno, per le acque del vangelo.
La vera conversione non sta nel cambio di mestiere ma nel cambio del cuore di chi, riconoscendosi peccatore, lontano da Dio, paradossalmente lo stringe a sé, si attacca ai suoi piedi. È questo incontro di misericordia e peccato la vera conversione: il cuore di Simone ha conosciuto il vero amore e – a prescindere dalle future cadute – non lo lascerà più.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Per quali mari mi trovo a navigare in questo momento della mia vita?
Quali strumenti, quali reti, posso mettere a servizio del Vangelo?
Cosa mi provoca l’immagine di Pietro ai piedi di Gesù? Mi ricorda qualche incontro personale con il Maestro?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Settembre
2018
Gettarsi
commento di Lc 5, 1-11, a cura di Giuseppe Amalfa SJ