Credo alla parola che si ascolta e che si dice, ai racconti che ci si fa in cucina, a letto, per le strade, al lavoro, quando si vuol essere onesti ed esser davvero capiti, più che ai saggi o alle invettive, ai testi più o meno sacri e alle ideologie.
Marco Pannella
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11, 14-23)
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
Mi lascio ispirare
Incontro ora Gesù e con lui guardo dall’interno la mia vita, le mie cose, le mie relazioni, Dio: su quest’ultimo comincio a soffermarmi!
Mi rivolgo a questo padre paziente e amorevole, osservo come egli mi dà di nuovo la parola, mettendomi nelle condizioni di comunicare, di donare quello che sono accettando quello che ricevo.
Guardo quello che mi è stato dato, le cose che ho, le situazioni che do per scontato, le persone che sono nella mia vita…provo a sentire dove e per cosa la gioia e la gratitudine fioriscono. Poi ascolto e riconosco, senza paura, le accuse che mi dividono e le pretese che mi chiudono, che isolano la mia persona dal resto, tentando di farmi dimenticare la presenza di Gesù al mio fianco; ma egli mi sfiora con un dito e tocca ogni cosa e persona della mia vita, per ricordarmi che siamo tutti in cammino, siamo tutti figli e tutti viviamo in continua lotta tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra chiusura e apertura; nessuno può possedere la verità, ma ognuno ne fa parte.
Gesù mi suggerisce di scegliere l’amore e la condivisione, il perdono e l’affidamento, il dialogo e la preghiera.
A Gesù mi rivolgo e riscopro di essere, come è lui, figlio amato e fratello, capace di uscire dalla contesa per ricominciare a comunicare: posso rispondere con coraggio alla vita, posso ringraziarlo per lo spirito e per lo stile che continua ad esprimere – e con questo spirito e con questo stile ritornare a vivere nell’amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale situazione o luogo della mia vita ho smesso di ascoltare, diventando incapace di parlare?
Quando ho creduto che l’unica possibile risposta al male fosse il male?
Per cosa posso ringraziare e cosa posso perdonare oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Marzo
2018
Con me
commento di Lc 11, 14-23, a cura di Mounira Abdelhamid Serra