
Foto di Mihai Lazăr su Unsplash -
Scegliere di amare significa scegliere di essere vulnerabili.
bell hooks
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 2,13-15.19-23)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Mi lascio ispirare
Dio entra nella storia senza difese, affidandosi alle mani delle persone. La sua presenza non è rumorosa né potente: è quella di un bambino che chiede protezione, tempo, attenzione. In un mondo dove siamo abituati alla prevaricazione e alla prepotenza, Dio viene in mezzo a noi fragile e bisognoso, esposto alla libertà umana.
La nascita di Gesù diventa così uno spartiacque. Per Erode è una minaccia da eliminare, qualcosa che turba equilibri costruiti sul potere e sul controllo; per Giuseppe è una chiamata a fidarsi, a rivedere i propri progetti e a scegliere la responsabilità dell’amore. Davanti allo stesso evento, uno si chiude nella paura, l’altro si apre alla vita.
Nelle scelte che siamo chiamati a compiere, anche noi possiamo lasciare spazio alla paura: sentendoci fragili e minacciati, possiamo chiuderci in noi stessi e rifiutare la realtà, rifugiandoci in false sicurezze. Oppure possiamo accogliere le opportunità con uno spirito positivo e coraggioso, e, pur essendo esitanti e insicuri su ciò che ci attende, restare aperti al cambiamento e al futuro, fiduciosi in un Dio che ci guida sempre verso la vita.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come reagisco di fronte alla fragilità mia e degli altri?
Cosa temo dal mostrarmi debole o quando qualcuno/a si mostra debole con me?
C’è una decisione rimandata perché ho paura delle conseguenze? Mi sento di affrontarla con coraggio oppure mi sento più in balia della paura delle conseguenze?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Dicembre
2025
Tra paura e vita
commento di Mt 2,13-15.19-23, a cura di Tomaso Roncallo