
Foto di Gabriele Bernabini (Rimini) -
Cosa sarà
che fa crescere gli alberi e la felicità?
Lucio Dalla
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 8, 5-11)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
Mi lascio ispirare
C’è ma non parla, nessuno lo sente, una presenza muta: è il servo che patisce. Eppure è il motore di tutta la scena. Qualcuno da aiutare che difficilmente potrà mai dare qualcosa in cambio. Chissà da quanto attendeva di essere inserito tra le priorità di qualcuno…
Sorge un dubbio che mi chiama a fermarmi e a domandarmi se nell’impetuoso scorrere delle giornate mi sia capitato di non accorgermi di qualche sofferenza silenziosa ma paralizzante. Cerco con lo sguardo della mente, passando in veloce rassegna gli ambiti e le relazioni che mi coinvolgono.
Come il centurione, vivo la dinamica quotidiana del dare e ricevere ordini e il bisogno di sapere cosa fare. Mi è più chiaro al lavoro, più o meno nelle relazioni, ma poi nella vita, a volte, vorrei che qualcuno me lo dicesse. Saper riconoscere e ascoltare le poche, essenziali indicazioni può fare tutta la differenza. Vedo interagire tante parti umane che mi suggeriscono la necessità di guardare e guardarsi in modo diverso: con gli occhi del cuore. Ciò che trovo così mi sorprende, poterlo esprimere è una grazia.
Preoccuparmi per il servo mi mette in cammino, mi fa cercare soluzioni, mi fa chiedere e affidare con stile: lo stile della fede del centurione che non chiede, non pretende, ma supplica, e lo stile dell’amore di Gesù che si lascia coinvolgere dalla storia di tutti e ascolta con compassione e disponibilità.
Gesù che si meraviglia mi fa venire voglia di ricercare questa qualità relazionale, che parte dal riconoscermi umilmente bisognoso, in ascolto della promessa di guarigione, trasformando una situazione di sofferenza in occasione per ritrovare una bella umanità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali parti sofferenti della mia vita avrebbero bisogno del mio aiuto?
Che posto occupa in me il non sentirsi degno?
Cosa posso chiedere oggi a Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Dicembre
2025
Il coraggio dell’umiltà
commento di Mt 8, 5-11, a cura di Gabriele Bernabini