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Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era.
José Saramago
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 8,22-26)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
Mi lascio ispirare
Gesù di fronte alla richiesta di guarire questo cieco, lo prende per mano e lo accompagna fuori dal villaggio. La sua presenza si fa subito accogliente e sicura e lo guida fuori da quel luogo dove succedevano molte cose ma a cui però non poteva partecipare fino in fondo. A una certa solitudine, a cui la cecità lo obbligava, Gesù rimedia con la sua mano che lo accompagna e lo guida verso una nuova vista, una nuova vita.
Gesù gli mette la saliva sugli occhi, come gesto di guarigione, e gli impone le mani, ma quando gli chiede se può vedere, la sua vista è ancora incerta e confusa. Vede gente come alberi. Le persone sono ancora qualcosa di lontano, forme di cose che nel loro camminare sembrano fuori dalla sua vita. La sua solitudine non è ancora guarita, non riesce a guardare le persone. Il mondo, la gente, corre affianco ma non verso di lui.
Gesù allora gli impone ancora le mani e si può immaginare che la prima cosa che veda intensamente e profondamente sia il volto o la mano di Gesù. Quella mano che lo ha preso con sé e lo ha accompagnato fuori dal villaggio rappresenta e segna la fine della sua solitudine. Ha qualcuno accanto sé. Lo può sentire e quindi ora anche vedere. È stato guardato e ora può vedere ogni cosa. È il dono di non essere più cieco all’amore del Signore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale cecità offusca e impedisce la mia vista, la mia vita? Cosa non riesco a vedere?
Dove sento la mano di Gesù che mi accompagna fuori, per stare con lui, per guarirmi?
Quando mi è capitato di prendere per mano qualcuno per far sentire la mia presenza, per guarirlo dalla sua solitudine? Cosa ho sperimentato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Febbraio
2025
Non più ciechi all’amore
commento di Mc 8,22-26, a cura di Leonardo Angius SJ