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Non sei caduto dal cielo e la terra non è un posto per angeli in esilio. Non è il fondo di precipizio del cielo. Terra è la nostra sostanza, siamo fatti di questa e di acqua che ti verso a gocce e di aria che ti fa muovere il petto.
Erri de Luca, E disse
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 4,12-17.23-25)
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Mi lascio ispirare
Quello di Tiberiade è un mare con un orizzonte d’acqua, di terra e di cielo.
Gesù lo sceglie per andare ad abitarci nel momento in cui il fuoco del Battista viene incarcerato e si trova a fare i conti con il battesimo di fuoco che adesso lui è chiamato a portare. È un mare che mette davanti a Gesù una sintesi dei quattro elementi, anticipo di quello che possiamo ritrovare nel suo annuncio del regno.
L’acqua. Da quella torbida del Giordano in cui si battezza alle giare capaci di festa nelle nozze di Cana, dal bicchiere d’acqua offerto ai discepoli a quella che sgorga dal suo costato aperto, l’acqua irriga la nuova vita promessa dalla sua Parola.
La terra su cui scriverà anche innanzi all’adultera, quella che impasta con la sua saliva per guarire e in cui semina con abbondanza. Gesù tocca la terra come materia prima del suo stesso corpo, fatto vivo dal respiro del Creatore.
Il cielo. Quello abbagliante della trasfigurazione e quello scuro a mezzogiorno su cui si staglia la crocifissione. Il cielo in cui Gesù sale una volta risorto, perché con la sua venuta è sceso negli abissi più profondi per risalire.
E il fuoco. Quello dell’amore che arde nei discepoli di Emmaus che ripercorrono tutto l’annuncio del regno con un Gesù pellegrino.
Sulla via del mare, oltre il Giordano, Gesù inizia a predicare un Dio vicino. E l’orizzonte non sembra più troppo lontano.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale orizzonte si affaccia sul luogo in cui vivo?
In quali “elementi” ritrovo la Parola di Gesù?
Quale passo del Vangelo mi fa ardere il cuore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Gennaio
2025
Un mare
commento di Mt 4,12-17.23-25, a cura di Giuseppe Amalfa SJ