Paul Klee, Sicily close to S. Andrea -
Strada facendo vedrai
che non sei più da solo,
strada facendo troverai
anche tu un gancio in mezzo al cielo
e sentirai la strada far battere il tuo cuore
vedrai più amore, vedrai.
Claudio Baglioni, Strada facendo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,35-38 - 10,1.6-8)
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Mi lascio ispirare
Le città sono i luoghi in cui più si concentra l’umanità. Quotidianamente siamo chiamati ad attraversarle, un esercizio che ci fa uscire dalle nostre case. Anche quando abbiamo fatto delle scelte più rurali, il contatto con la città per diverse ragioni sempre si presenterà. Il modo di abitarle può essere diverso, possiamo sentirci parte della città o percepirle come qualcosa di estraneo da cui quando è possibile scappare.
Gesù è presentato nel Vangelo come colui che attraversa la città. Il percorrere evoca un addentrarsi senza sosta per tutte le strade e i vicoli, un sentire la città addosso come fosse la propria pelle. Ma al suo percorrere si alternano anche delle soste in due direzioni: per insegnare e per guarire.
Da una parte la cura di chi deve crescere, i destinatari dell’insegnamento sono generalmente i più giovani, ma nel caso di Gesù possiamo estendere la tipologia di chi viene formato a una fascia più ampia: sulla vita che propone il Vangelo mai possiamo dirci totalmente formati.
E il fermarsi per guarire, ci dice dell’attenzione per chi la città non può più percorrerla, l’attenzione di Gesù per chi legato al letto dal corpo o dall’anima, ha bisogno della comunità per continuare la vita. Nella malattia il corpo dell’altro diventa anche mio, i miei piedi saranno i suoi. La cura dell’altro è uno dei modi più espliciti che ci fa uscire dall’isolamento dei corpi.
Gesù con la preghiera apre questo suo modo di percorrere e sostare nella città. Chiama altri ad appassionarsi alla vita, alla sua crescita e alla sua cura. Magari sta chiedendo anche a me di lavorare nel campo del suo regno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è la mia relazione con le città?
In che modo mi sento curato e accompagnato da Gesù?
Cosa mi provoca la richiesta di Gesù di essere inviati a collaborare con la sua missione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Dicembre
2024
Percorrere
commento di Mt 9,35-38 - 10,1.6-8, a cura di Giuseppe Amalfa SJ