- Foto di Melania Condò
Essere fragili costringe ad affidarsi a qualcuno e ci libera dall’illusione di poter fare da soli, perché la felicità si raggiunge sempre almeno in due.
Alessandro D’Avenia, L’arte di essere fragili
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mi lascio ispirare
Rivoluzionare gerarchie e preconcetti sull’amore, educare a un amore che non conosce il preconcetto: ecco la portata della missione di Gesù. La meravigliosa novità per la quale non serve essere integri e performanti per sedersi a tavola con il Figlio di Dio. Serve semplicemente essere noi stessi: fragili, ammalati, feriti. Grati di essere bisognosi di un cuore che ci ami nella nostra verità.
Matteo è uno di noi, Matteo è noi perché ha bisogno di scoprire la sua chiamata più autentica, la versione più vera di sé. Per tutti è colui che è chiamato a quantificare tributi, per poi riscuotere tasse che pesano non solo o non tanto su chi ha da saldarle, ma anche e soprattutto su colui che ha da esigerle.
Matteo, noi, seduti per inerzia acquiescente e ormai datata a quel banco che non parla di noi. Dove spesso soccombiamo, perché quel banco, quella chiamata, sono fuori dall’esperienza del dono. Dalla verità dell’incontro con chi conosce il nostro cuore fino ad abbracciarlo intero, dall’esperienza del seguimi.
L’appello del Maestro arriva forte e chiaro. Perché, come Matteo, anch’io, anche tu: alzarsi, lasciare e seguire chi ha il cuore largo. Per largheggiare, per vivere a pieni polmoni. Liberi da ciò che, di noi, non è verità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale esperienza del Signore ti ha permesso di scoprire e accogliere meglio chi sei, così come sei, nella verità?
Da dove, oggi, sei chiamato ad alzarti? Quale nuova logica seguire?
In quale ambito della tua vita sperimenti qualcosa che ha a che fare con il dono?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Settembre
2024
Nella verità
commento di Mt 9,9-13, a cura di Melania Condò