Foto di familytreasures via Flickr (CC BY 2.0 Deed) -
Je te rends ton amour.
Io ti rendo il tuo amore.
Mylène Farmer
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 12,13-17)
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
Mi lascio ispirare
Cosa ti devo, Signore? Cosa chiedi che io rimetta completamente nelle tue mani? Ti devo ciò ch’è tuo, mi dici. Non un centesimo in più. Mi formi e mi educhi nell’amore perché io abbia la lucidità di riconoscere in piena libertà e piena coscienza a chi dare quel che mi passa per le mani.
Mettere tutto nelle tue mani, affidarsi e donarsi a te in pienezza non implica sottrarsi a tutte le altre relazioni che tu mi tessi attorno: mi hai fatto creatura perfetta, calata nel mondo per abitarlo e amarlo e migliorarlo nel tuo nome. Abitare il mondo richiede tributi, doni, offerte, omaggi e allora tu ricolmi le mie mani perché io possa dare a ciascuno quel che devo.
La pienezza gratuita e vera dei doni che mi offri genera assoluta libertà e non ipocrita ricatto di riconoscenza obbligata: quello che tu metti nelle mie mani sono gli strumenti per vivere una vita piena e felice, non doni interessati volti soltanto a soggiogarmi.
Nella libertà propria dei figli amati, allora, scopro di poter e dover dare a Cesare quel ch’è di Cesare – nel tuo nome.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale tributo “a Cesare” ti pesa offrire?
In quale luogo della tua vita senti di doverti donare oggi?
Come vivi la libertà che ti è donata come figlio di Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Giugno
2024
Quel che devo
commento di Mc 12,13-17, a cura di Verena M.