Michelangelo Buonarroti, Ragazzo accovacciato (1524 circa) -
Soltanto chi ha saputo rannicchiarsi sa abitare con intensità.
Gaston Bachelard
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Mi lascio ispirare
Questa parola è dura! Chi può ascoltarla? È la parola del vangelo, lo stesso che rende l’uomo capace della tenerezza dell’amore. Durezza e tenerezza sono contenute nello stesso messaggio perché ciò che i discepoli ricevono come duro sarà il vertice dell’amore di Dio: l’offerta del suo corpo. Gesù coglie questa turbolenza nel cuore dei discepoli, la chiama scandalo – quella durezza che fa cadere – e confonde ancora di più le acque parlando di Spirito che è oltre la carne, che è vita; aggiunge la “pesantezza del soffio” alla “durezza” di un Dio da mangiare.
Molti dei suoi discepoli tornarono indietro. L’effetto è comprensibile, molti lasciano. Troppi bocconi duri e pesanti da digerire dopo l’entusiasmo fuorviante delle dodici ceste di morbido pane avanzato.
Ma nel mezzo di quello che sarebbe un grande fallimento arriva una carezza di parole: Signore, da chi andremo? È la voce di Pietro, colui che, chiamato nel cuore del suo fallimento, proprio quando sa riconoscersi peccatore, adesso rimette in piedi Gesù con un linguaggio intimo che anticipa l’immagine della vite e i tralci: da chi andremo? Gesù come dimensione da abitare, vita e santità accessibili se ti scopri capace di restare.
Restare dove molti lasciano, professare la fede nelle condizioni più dure&8228;&8228;&8228; non è l’apologia di un Dio da scoprire in presunte radicalità alle quali vari colori credenti possono attaccarsi, è il riflesso poliedrico di un vangelo che solo la logica dell’amore riesce a tenere insieme.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho lasciato qualcosa di importante, come mi sono sentito?
Posso fare memoria di alcuni passaggi del vangelo che mi risultano duri? Riesco a coglierne il motivo?
Quale mio personale “io resto” posso esprimere a Gesù? Con quali parole?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Maggio
2022
La durezza di restare
commento di Gv 6,60-69, a cura di Giuseppe Amalfa SJ