Icona della deposizione, Galleria Tret’jakov, Scuola del Nord (XV secolo) -
Tu sei quello che resta
quando scompaiono i tuoi pensieri
Pablo D’Ors
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 8,51-59)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Mi lascio ispirare
Una discussione accesa che si concluderà con un tentativo di lapidare Gesù. È in un momento di “alta tensione” che dobbiamo collocare queste parole che, in un crescendo di intensità, ci conducono alla definizione dell’Io.
Io dico. Gesù irrompe come verbo fin dal prologo del vangelo di Giovanni. All’inizio di questo vangelo non troviamo l’infante ma una parola che precede la carne, che viene dall’eterno. Quella stessa parola si porrà a servizio delle mani, quelle che guariscono, lavano, tirano fuori dai sepolcri. La parola di Gesù è soprattutto a servizio della vita, vita che vince sulla morte in eterno; siamo cadaveri di morti quotidiane che automaticamente affrontiamo e che la nuova vita promessaci da Gesù non prevede.
Io conosco. Quanti scontri sulla conoscenza! E quante divisioni nella stessa chiesa fondate sulla superbia di conoscere Dio… La conoscenza che Gesù, il Figlio, ha del Padre porta le scottature della preghiera nel deserto e la lenta gestazione in una Nazaret da cui non può venire nulla di buono. Solitudini e fallimenti che gli hanno fatto sentire il battito del cuore di Dio.
Io sono. Quando dalla croce la solitudine sarà assoluta, e con essa misteriosamente la comunione col Padre, Gesù manifesterà nella carne ferita queste parole. Il corpo muto rivela l’Io. Ecco che posso scoprire anche il mio Io in dialogo con l’icona d’amore che l’Io di Dio ha dipinto sul calvario.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali morti quotidiane che riconosco nella mia vita?
In quali occasioni mi capita di affermare il mio io attraverso ciò che conosco?
Provo a dialogare con Gesù crocifisso, con l’Io di Dio. Cosa mi dice, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Aprile
2022
Io
commento di Gv 8,51-59, a cura di Giuseppe Amalfa SJ