foto: Esteban Amaro -
L’assurdo è un peccato senza Dio.
Albert Camus
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Mi lascio ispirare
È solo alla fine che Simone svela la sua identità di peccatore. Ma questa identità non impedisce tutto ciò che avviene prima, un progressivo muoversi di Gesù verso di lui.
Lo pregò. Il primo movimento è la preghiera che Gesù rivolge al peccatore pescatore, un osare di Gesù che, a quanto ci fa capire il testo, sale sulla barca di Simone e poi “lo prega” di allontanarsi da terra. È un pregare pratico che si consuma nel compimento della stessa orazione: Simone che accoglie la richiesta e si stacca da riva. È un pregare che ribalta le prospettive: Dio che prega l’uomo, il Salvatore che prega il peccatore.
Presero una quantità enorme di pesci. Il secondo movimento vede Gesù che interviene nel lavoro dei pescatori. Come? Lavora con loro? Si fa loro capo? In un modo o nell’altro, la presenza di Gesù e le sue indicazioni riempiono le barche di pesci. Più che sul segno della grande quantità di pesci, qui mi posso fermare sulla relazione paritaria che si presenta tra Gesù e Simone, li posso vedere lavorare fianco a fianco, insieme nella stessa barca․․․ trovo la comunione di Dio con il peccatore.
Stupore. Un terzo movimento è già di risposta, invade Simone e i suoi compagni: provano stupore per ciò che la presenza di Gesù ha prodotto nella loro vita. Tuttavia mi posso chiedere, lo stupore è per il segno della barca piena o per ciò che avviene nonostante la consapevolezza di essere peccatori? Simone sembra più toccato da quest’ultimo punto, è stupito che qualcuno possa entrare nella sua vita segnata dal peccato con questo eccesso di bene.
Ma qual era il peccato di Simone? Non si sa – sappiamo di altri che verranno dopo, come il rinnegamento. Il peccato di Simone è indefinito nei suoi dettagli, ma posso definirlo con i miei. Nel mio peccato – nel mio mancare il centro – è Gesù che viene a mettersi al centro, il suo “non temere” riorienta le traiettorie scivolose di una vita da navigare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come mi sento quando mi rendo conto di “mancare il centro”?
Ho memoria di essere stato toccato dalla misericordia di Dio con stupore?
Come mi sento a immaginare Dio che mi prega?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Febbraio
2022
Eccesso di bene
commento di Lc 5,1-11, a cura di Giuseppe Amalfa SJ