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Il tesoro, il regno dei cieli, è nascosto nella vita umana. Ma non anzitutto nella vita del singolo, ma nella vita del Signore.
Adrienne von Speyr
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi” tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Mi lascio ispirare
Paura: la peggior consigliera di vita. Ti fa temere di fronte a ciò che ti è chiesto di vivere, ti fa bloccare di fronte a ciò che ti è chiesto di mettere in gioco, e alla fin fine ti fa entrare in tenebre di vita che non sono altro che morte. Un bel problema, o – forse – “il” problema delle nostre vite talora ingessate. Che tu abbia un talento, due, cinque o cinquemila, se non ti decidi a fare il passo del “metterti in gioco”, e quindi a mettere in gioco tutto ciò che sei, finirai per buttare via quel dono unico che è la tua vita.
Perché, in fondo, ciò che hai è soprattutto ciò che sei agli occhi di Dio. E i talenti, pochi o tanti, sono proprio l’inestimabile bagaglio che il Signore ti ha consegnato. Anche le grandi imprese partono da un piccolo passo, che non è mai sicuro, scontato, ma che poi permette di giungere laddove non si sarebbe mai pensato. «Bene, servo buono e fedele… prendi parte alla gioia del tuo padrone». Siamo servi, ma chiamati a giocarci per una gioia condivisa con chi ci chiama al servizio.
Non bastasse l’invito a vivere e a non seppellire il talento (e seppellirci), c’è anche l’immagine di Dio che emerge da queste parole evangeliche: chi è il Signore? Un Dio che chiama a condividere la gioia del cammino di vita, o un padrone duro “che miete dove non ha seminato…”? In fondo, Gesù, più che affermare l’immagine di Dio del servo pigro, sembra confermare quel che il servo stesso vede di immagine, non la realtà della gioia condivisa. Quanti danni fa la paura… stravolge la vita mutandola in morte anticipata.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Di cosa hai paura, oggi?
Cosa ti ha impedito la paura, fino ad ora?
Quale talento mi sento chiamato a vivere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Novembre
2020
Mettiti in gioco!
commento di Mt 25,14-30, a cura di Lino Dan SJ