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Per fare un tavolo ci vuole un fiore.
Gianni Rodari e Sergio Endrigo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,5-10)
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Mi lascio ispirare
Nella Bibbia, fede è quell’amen che sigilla l’accoglienza della Parola in noi: fede sono le semine quotidiane che il Signore fa nel nostro campo, fede è dono da custodire, non qualcosa da costruire.
La fede non è questione di quantità ma di stabilità: è lo scoglio fermo al quale posso sempre aggrapparmi in mezzo alle acque più agitate. Può capitare che, distratto, perso in tante cose, non mi accorga delle cose importanti che mi sostengono. Ecco allora che, come i discepoli, posso trovarmi povero di fede, o può capitare che non riesca proprio a vederla… Cosa fare?
Accogliere il margine di incertezza che il credere porta con sé, quella frontiera tra la mia debolezza e l’onnipotenza di Dio. Credere è fidarsi, costruire il proprio futuro su una promessa fatta da chi mi ha preso per mano quando l’acqua già mi stringeva la gola.
I discepoli chiedono grandezza, desiderano una fede che cresca, qualcosa di visibile. Gesù indica una cosa piccola, un seme, che nella forza del silenzio è capace di fare cose grandi. Serviranno allora occhi e orecchie attenti a questi piccoli terremoti che spaccano le terre più secche.
Anche il migliore dei contadini è inutile davanti all’energia di un piccolo seme. Se so stupirmi di questa fragile grandezza, non servirà che mi si spieghi cosa significa essere servo inutile, non servirà chiedere una ricompensa di fronte al privilegio di custodire il miracolo della vita, non servirà chiedere davanti a colui che si è dato tutto per me.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cos’è per me la fede? In quali occasioni ne faccio esperienza?
Come reagisco di fronte ai dubbi di fede? Chi mi accompagna?
Cosa in me è radicato e germoglia, con la stessa forza di un seme?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Ottobre
2019
Fede nel crescere
commento di Lc 17,5-10, a cura di Giuseppe Amalfa SJ