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La zizzania deve crescere con il grano buono fino all’ora della mietitura, ma chi racconterà le sofferenze che impone al grano buono?
Léo-Paul Desrosiers
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 13,36-43)
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Mi lascio ispirare
Gesù congeda la folla e entra in casa, mette da parte il mondo, sceglie l’intimità per permettere una relazione autentica e privilegiata. Nella sua trepidante vita pubblica questa doveva essere un’occasione piuttosto rara. Oggi non solo si lascia avvicinare, chiarisce anche volentieri ciò che i discepoli non hanno capito.
Oggi Gesù ci parla della fine del mondo, dell’apocalisse, del momento in cui la natura di ogni cosa è svelata. È il tempo del discernimento finale in cui si decide, si divide chi viene raccolto e chi viene bruciato.
Arriva il momento del giudizio finale, in cui la verità non si può nascondere. Non tutto è uguale né tutti sono uguali: ci sono il cattivo, il nemico, ciò che brucia e finisce nella sofferenza e ci sono il buono, il sano, il bello, ciò che splenderà perché è luminoso.
Gesù fa una differenza, Gesù fa la differenza. Nel ruolo del seminatore è come il buon pastore: sa riconoscere le pecore del proprio gregge, sceglie e raccoglie ciò che è suo. Il resto è dedicato alla morte, alla distruzione. Non c’è più posto per esso.
Non dobbiamo però avere timore: abbiamo ancora tempo, tanto tempo, per decidere in quale campo vogliamo crescere, a che tipo di seme vogliamo dare precedenza nel nostro cuore, che fine sogniamo, come possiamo prepararci durante la primavera di crescita che è la nostra vita terrena.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come posso oggi creare un po’ d'intimità con il Signore, creare un momento nel quale parlarci cuore a cuore?
Quale parola buona sarà il seme che voglio coltivare nel mio cuore oggi?
Quale seme di zizzania posso individuare nei miei pensieri o azioni?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Luglio
2019
Parola seminata nei cuori
commento di Mt 13,36-43, a cura di Virginie Kubler