Se un oggetto A esercita una forza F su un oggetto B, allora l'oggetto B eserciterà sull'oggetto A una forza -F uguale e contraria
Terza legge di Newton
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Luca 7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
Mi lascio ispirare
Nain può essere immaginata come la città della bellezza, un luogo di vita, il contesto quotidiano nel quale Dio ci raggiunge.
Da una parte scorgiamo il figlio unico e vivente di una madre vergine, dall’altra una madre vedova con, morto, il suo unico figlio.
Entrambi i personaggi camminano accompagnati, ma l’atteggiamento è differente: sguardo vispo e determinato, passo sicuro e ritmato, orecchio teso e cuore aperto all’incontro su un versante, di contro il passo è cadenzato e discontinuo, l’orecchio si chiude e il cuore si fa sordo, il pianto è condiviso.
Il peso del dolore tocca il peso dell’amore di Gesù: Egli stesso sarà il figlio morto, come non vedere nel dolore della madre del giovane il dolore della propria stessa madre?
Il peso dell’amore di Gesù è la vita che si mette a contatto con la morte e si trasmuta in speranza, si realizza in gratitudine e condivisione, rimane come dono.
Il morto si alza, si mette seduto e parla, il morto è vivo.
Il Signore anche oggi si commuove, si muove al nostro passo e desidera toccare quella parte della nostra storia, della nostra vita che piangiamo, che diamo per perduta, i nostri rimpianti e i nostri rimorsi.
Ogni cosa torna a parlare, possiamo scegliere come ascoltarla, come guardarla, come viverla e, nella quotidianità, lasciare che ciò che va verso la morte, per reazione al tocco del Dio che salva, cambi direzione.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i miei rimpianti e i miei rimorsi?
Nella preghiera lascio che il Signore mi consoli e tocchi personalmente le mie morti, sapendo che egli stesso le attraversa: osservo il modo in cui lo fa e ne prendo nota.
Immaginando il giovinetto, ascolto: cosa dice quando, levatosi, si mette seduto e parla?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Settembre
2018
Uguale e contrario
commento di Luca 7,11-17, a cura di Mounira Abdelhamid Serra