
Foto generata da Gemini -
Per ogni giorno, ogni istante, ogni attimo
che sto vivendo,
grazie mille.
Per ogni istante, ogni giorno, ogni attimo
che mi è stato dato,
grazie mille.
883, Grazie mille
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Mi lascio ispirare
Sono amici o nemici del maestro questi farisei che vengono ad avvertirlo di una minaccia incombente? È vero quello di cui parlano? Perché lo sanno? Perché lo dicono? Ogni tanto anche noi apriamo la porta a pensieri del genere. Pensieri che ci possono portare sempre più lontano dalla realtà, lasciando la presa del nostro qui e ora, sballottati tra ipotesi, fantasie, proiezioni e deliri.
Considerando il tono della sua risposta, Gesù non sembra troppo sorpreso da questa rivelazione: parole che non lo spostano in quello che lui è, la sua identità. Non lo intaccano in profondità nel suo sentire. E anche quel che Gesù voleva e doveva fare proseguirà, nonostante quella “volpe” di Erode faccia in qualche modo irruzione sulla scena. Può restare sullo sfondo, senza che gli venga data importanza che non ha (la volpe, in questo contesto culturale, è considerata un animale di poco conto).
Nelle parole di Gesù, al contrario, la figura di Gerusalemme si contraddistingue qui per una grande mobilità interiore. Ciò che arriva è una minaccia. Agitazione. Paura. Attacco per difendere. Difesa che attacca. Una città che non è più madre che si prende cura dei suoi figli, ma assassina follemente angosciata che non sa quello che fa perché non riesce a riconoscere i bambini. Perché non vede chi è bambino, tanto meno chi è il suo bambino. Una casa che non è più un nido ordinato, ma pura confusione, ben espressa dall’immagine (per nulla poetica) di una nidiata di pulcini che strillano e si azzuffano l’uno contro l’altro ciecamente disperati. Come se dovessero e potessero salvarsi da soli. Come se la chioccia non ci fosse.
Il Signore Gesù, invece, è radicato nella pace vera. La presenza e la cura del Padre non sono in discussione. All’ombra delle sue ali posso provare ad attraversare il presente senza essere stravolto, anche se ce ne sarebbero motivi. Nel suo nome posso addirittura benedire il presente, ogni presente che viene.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è l’ultima cosa che mi hanno detto che mi ha fatto perdere la testa o il cuore? Com’è iniziata? Com’è finita?
Quale immagine userei per definire la pace, l’affidamento fiducioso? Quale invece l’immagine che più esprime per me l’agitazione disperata?
Cosa sento nel vedere come Gesù si preoccupa per ogni Gerusalemme che chiude il suo cuore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Ottobre
2025
Radicati nella pace vera
commento di Lc 13,31-35, a cura di Matteo Suffritti SJ