
Foto di Caterina Bruno -
Non schiviamo le spade
questo ti voglio dire
non avere paura di questa notte mia
Mariangela Gualtieri, Senza polvere senza peso
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 2,33-35)
In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Mi lascio ispirare
La profezia di Simeone arriva dopo una benedizione. E in questa benedizione familiare Maria è presa da parte perché solo lei può portare il peso delle parole successive. Simeone si rivolge alla madre di tutti. A quella che sotto la croce riceviamo come nostra madre. La prepara ad accogliere cadute e risurrezioni. Perché non può esserci risurrezione senza caduta. Non può esserci vita nuova senza le doglie del parto.
Nella devozione popolare le statue dell’Addolorata, quelle di cartapesta o di legno che troviamo nelle nostre chiese, hanno una o sette spade che trafiggono il petto di Maria. E il sette è un numero che ci parla di creazione e compimento. Tradizionalmente, sette sono i dolori che Maria accoglie e il primo di questi è proprio questa profezia. La spada è la Parola che fa verità, discerne, la prova che ci mette davanti a una scelta e a una rinuncia.
E io che rapporto ho con il dolore, con la sofferenza?
Penso a queste statue che ondeggiano nelle processioni. Riesco a intravedere Maria tra la folla. Segue da vicino il Figlio, nonostante la paura. Le lacrime le rigano il viso. Quelle spade sono il segno visibile di una ferita nella carne, della sua partecipazione a questa sofferenza. Eppure lei è la piena di grazia… come possono coesistere grazia e sofferenza? La grazia ha qualcosa a che vedere con una Presenza: Maria è riempita d’amore, per questo riesce a stare sotto la croce. Anche quando tutto sembra che non abbia un senso, abbiamo la possibilità di fare qualcosa di questo dolore.
Possiamo darci il permesso di sentirlo senza giudicarlo, possiamo accoglierlo, consegnarlo. Consegnare anche quello che non riusciamo a nominare. Possiamo opporci al male, con amore, e gridare al Signore. Possiamo chiedere aiuto, lasciarci amare. Possiamo anche dire addio, con amore. Maria tiene il bambino e l’uomo deposto tra le braccia, nel suo cuore. Chiediamo con lei la fiducia. Perché tutto nel Signore è abitato dall’amore, tutto si trasfigura.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Da quale croce sto scappando?
Cosa ne faccio della mia tristezza?
Cosa posso chiedere al Signore con Maria?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Settembre
2025
Nella grazia e nel dolore
commento di Lc 2,33-35, a cura di Caterina Bruno