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Si dice che è bello tornare alla vita che mi era sembrata finita,
che è bello tornare a vedere,
e quel che è peggio è che è tutto vero
perché
la costruzione di un amore
spezza le vene delle mani,
mescola il sangue col sudore,
se te ne rimane.
Ivano Fossati, La costruzione di un amore
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Mi lascio ispirare
Vedi la mia barca accostata, Signore, le mie reti vuote, le mie spalle stanche… ti accosti e scegli di abitare proprio questa mancanza. Lì dove la mia rassegnazione non scorge vita, proprio quando io ho scelto per scoramento di battere in ritirata, tu arrivi e mi inviti a cercare la vita con una fermezza che mi convince, nonostante l’assoluta irrazionalità di ciò che mi chiedi.
Come posso, dopo una notte in bianco in cui non ho tirato su che reti vuote, credere a quest’uomo con le vesti asciutte e le mani pulite che è salito sulla barca solo per parlare e ora mi dice di gettare le reti? Cosa sa che io non so, quest’uomo allo stesso tempo forte e mite? Che segreti conosce – e tanto bene da convincermi ad ascoltarlo? Ho passato la vita su questa barca e le notti come questa non portano nulla di buono.
Eppure prendo il largo ancora, per gettare ancora una volta le mie reti nelle stesse acque spoglie, tra gli sguardi straniti dei miei compagni che mi ubbidiscono per stanchezza e le espressioni di scherno degli altri pescatori che ghignano del mio fallire. Getto le reti in quelle stesse acque deserte che stanotte mi hanno consumato invano le mani e le spalle… e faccio ancora una volta fatica, tanta fatica. Questa volta, però – e stentiamo a crederci tutti, tranne lui, che sorride serafico – una fatica piena e densa: la rete è colma, trabocca. Non riusciamo a tirarla su.
Mi trovo a chiedere aiuto proprio a chi mi guardava convinto che avrei fallito, ancora una volta. Ma la vita è tornata ed è tanta da essere condivisa e abbondare e avanzare. Stessa acqua, stesse reti, vita nuova da accogliere insieme perché non vada persa.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali reti vuote ti offro oggi, Signore?
Quando ho gettato nuovamente le reti, dopo una notte di sforzi vani?
Con chi posso condividere il rigoglio della vita nuova che abbonda?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Settembre
2025
Reti vuote, vita nuova
commento di Lc 5,1-11, a cura di Verena M.