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La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.
Theodor W. Adorno
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 13,47-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
Mi lascio ispirare
Si tratta dell’ultima parabola del capitolo, quella che – in qualche modo – le riassume tutte. Gesù dice il regno dei cieli «è simile a», ma noi possiamo dire che la nostra vita è simile a questa rete, poiché il regno è in mezzo a noi, è dentro di noi.
Sì, io sono questa rete gettata nel mare e raccolta con cura dai pescatori e dentro di me si trova «ogni genere di pesci», buoni e cattivi… la mia vita! e il Padrone non ha fretta di separare gli uni dagli altri, lascia che stiano insieme. Solo alla fine del mondo tutto si chiarirà e saremo in grado, con l’aiuto degli angeli, di separare definitivamente il buono dal cattivo dentro di noi.
Forse questo significa che oggi non so o che non devo distinguere il buono dal cattivo? Certamente no! Ma che l’ultima parola su ciò che va conservato e cosa va gettato arriverà… all’ultimo! La tua valutazione attuale, per quanto ponderata, sarà sempre provvisoria e suscettibile di cambiamento alla luce del giudizio della misericordia.
Oggi celebriamo sant’Ignazio, maestro di discernimento. Egli ci insegna che discernere è un processo fatto di diverse tappe: non si tratta solo di scegliere ciò che è buono e di lasciare ciò che cattivo. Ma di riconoscere quello che c’è (sia esso buono o cattivo) per poi imparare a dargli un nome e, solo alla fine, decidere di seguire ciò che è buono, e tralasciare ciò che è cattivo. Si tratta di entrare in questo processo che dura nel tempo, piuttosto che misurare risultati definitivi – ed è un processo sbilanciato e fondato nella fiducia nel Signore e nei suoi angeli!
Accettare che non tutto è chiaro subito e che ci possiamo stare dentro con pazienza e fiducia, aiutati dallo Spirito e senza aver fretta di arrivare alle “conclusioni migliori” ci permette di vivere con serenità le nostre contraddizioni senza drammatizzarle, scoprendo nel tesoro del nostro cuore cose antiche e cose nuove.
Buona festa di sant’Ignazio!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando hai avuto fretta di separare i pesci buoni dai pesci cattivi?
Quando hai sentito su di te un giudizio più misericordioso di quello che ti aspettavi?
Per cosa hai bisogno di fare discernimento oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
31
Luglio
2025
Alla luce del giudizio della misericordia
commento di Mt 13,47-53, a cura di Stefano Titta SJ