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Tenersi per mano.
Un gesto che può sorreggere un’intera vita.
Fabrizio Caramagna
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Mi lascio ispirare
Sapere che la mia vita è intrecciata alla tua mi dona grande consolazione: dove la mia stanchezza sussurra “Basta, fermati!”, la tua mano mi stringe forte e arriva la tua voce che mi ripete “alzati e continua a camminare”.
Non è non avere limiti, non è fare più di quanto posso, non è pretendere il massimo da me stessa. È questione di fiducia in te e in quel che mi chiedi: continua a camminare, un passo dopo l’altro, senza paura della strada, senza soccombere alla fatica e alla paura del cammino.
Non ho paura, la tua parola è ben chiara: tu sei con me e io con te. Un intreccio inseparabile che mi rende tua discepola, che mi incita a non fermarmi, che mi sussurra e mi indica con mano ferma la meta.
Una mano che mi accompagna e sostiene per tutto il cammino, rendendo la fatica un po’ più leggera per non smettere di fiorire e portare frutto.
Che io possa sentire sempre l’intreccio tra la tua vita e la mia, la tua mano e la tua parola sostenermi e guidarmi nella fatica della quotidianità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale fatica vivi oggi?
Quando hai sperimentato che Dio era con te nella fatica?
Come vivi l’essere discepolo/a?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Luglio
2025
Intrecci di vita
commento di Gv 15,1-8, a cura di Martina Pampagnin