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Il coraggio che rimuove troppo radicalmente il dolore avvelena questo e noi stessi.
Marguerite Yourcenar
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,39-56)
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Mi lascio ispirare
Non ti pare che queste parole siano un po’ frustranti? Gli umili innalzati? gli affamati saziati? Li vedi i superbi abbattuti e i ricchi rimandati a mani vuote? Mah, veramente io vedo proprio il contrario, il solito prevedibile andazzo: i superbi vincono, sempre, e i ricchi stanno bene, sempre, mentre poveri e gli umili mica tanto, è la solita storia!
Come fa Maria a dire queste cose? Ma ci crede?
Proviamo a metterci accanto a lei. Ha detto di sì a Dio, ma ha anche capito che il suo sì è stato preceduto da un altro sì: quello di Dio all’essere umano.
In fondo Maria non ha fatto altro che dare fiducia al grande fondamentale sì che Dio, sin dall’inizio del mondo, ha detto all’essere umano: «io sono con te».
Dio testimonia di voler stare con noi. Per questo lascia la sua ricchezza, lascia il suo trono regale e si fa una povera creatura umile e piccola, come un neonato. Ecco cosa guarda Maria: Dio! Ecco in cosa crede Maria: in Dio!
Dio chiede la collaborazione di una piccola, grande donna per compiere la sua promessa perché la sua logica è quella del seme, del lievito, del piccolo che se accolto può cambiare il mondo, come un bimbo che si sta formando nel grembo della madre.
Per questo Maria può rispondere al saluto gioioso di un’altra futura madre. «Mi chiameranno beata», perché io testimonio che questo sta accadendo in me, ma anche nella storia, che così si compie la Promessa.
Beata colei che ha creduto, beati coloro che credono, che guardano come guarda Maria, che sentono come sente Elisabetta. Coloro che si mettono dalla parte di Dio e, quindi, dei piccoli, dei poveri, per costruire, a partire da loro, un mondo migliore.
Per queste vie la misericordia si fa strada nel mondo, ci vogliono persone che la riconoscono presente, che la vedono, che la sentono: Maria, Elisabetta… e tu?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale attesa hai vissuto con gioia?
In quale luogo della tua vita senti il sì di Dio?
Quale tuo “sì” puoi offrire, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
31
Maggio
2025
La solita storia?
commento di Lc 1,39-56, a cura di Stefano Titta SJ