Arnold Böcklin, L’isola dei morti (3° versione), 1883 -
Un giorno qualunque
me ne andrò anch’io.
Ignoro come ma è sicuro
che sarà un giorno qualunque,
la luna sarà al suo posto
nel cielo e ogni vivo
sarà nel suo respiro,
il respiro che si piega
leggermente
quando apprendiamo
che è morto qualcuno
e poi torna dritto nella gola.
Franco Arminio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,35-40)
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Mi lascio ispirare
Nel cuore di Dio, la fine – l’ultimo giorno – è un alzarsi, dal senso letterale della resurrezione. La fine è dunque un inizio, come ogni mattina, alzandoci dal letto, iniziamo una nuova giornata.
Questa considerazione ci può servire per recuperare una quotidianità della morte che in un momento dato irromperà in ciascuno come qualcosa di familiare alla vita: si interromperà il pulsare del cuore mentre tanti altri continueranno a farlo, placherà il vento del respiro che continuerà a lievitare nel petto di un bimbo e di un passerotto, stenderà il buio su occhi che continueranno a far stillare luce su altri volti.
La morte è quotidiana perché ogni giorno appartiene alla vita di qualcuno.
Tuttavia oggi questa irruzione non dovrebbe aprirci alla disperazione, se abbiamo vissuto andando da Gesù, colui che è tavola che sfama, fonte che disseta, un ‘dentro’ da cui non si può essere cacciati. E sarà proprio la morte a introdurci in questo Dio concreto, ‘spaziale’, nuovo seno a cui attaccarsi affacciandosi alla luce dell’ultimo parto.
La morte è quotidiana alla vita e speciale per ogni singolo volto che l’attraversa.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che rapporto ho con la morte?
Come sento e comprendo la resurrezione che il Vangelo presenta come via oltre la morte?
In che modo l’esperienza che faccio di Gesù mi prepara a vivere questo passaggio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Maggio
2025
Ultimo giorno
commento di Gv 6,35-40, a cura di Giuseppe Amalfa SJ