Foto di Wallace Chuck da Pexels -
Il tocco ha una memoria.
John Keats
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 20,11-18)
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò subito ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Mi lascio ispirare
Le lacrime che versiamo davanti a un sepolcro possono essere ambigue: spesso ci troviamo a piangere per noi stessi, per le cose che non abbiamo detto e fatto con la persona amata che non c’è più! Sono i rimpianti, quel “piangere di nuovo” che non porta sollievo e pace ma rimorsi e desolazione.
Maria è una magnifica icona del puro pianto d’amore! Lei non ha nulla da farsi perdonare: lo ha amato fin sotto la croce, non è fuggita, non ha ceduto alla paura, non ha tradito il suo Signore! Piange perché la vita senza di Lui perde senso e sapore, così si ferma smarrita a fissare quel vuoto, desiderosa solo di riabbracciare anche per un’ultima volta quel corpo, tenere fra le sue mani quel volto. Talmente è desiderosa di incontrarlo che neppure una visione angelica sarà capace di consolarla! Gesù le si pone accanto e l’accompagna dal “perché” del suo pianto al “chi” della sua ricerca. Due domande che preparano le sue orecchie a riconoscere il suono della Sua voce mentre pronuncia il suo nome.
L’indicazione successiva del Signore, il famoso noli me tangere, “non mi toccare, non mi trattenere”, in realtà è invito rivolto a ciascuno di noi che oggi siamo chiamati ad amarlo in un altro modo, dopo la sua resurrezione. Un contatto che dinamizza, che genera parole e azioni nuove, perché il Vangelo, oggi sulle mie gambe, potrebbe raggiungere qualcun altro!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come abito le assenze della mia vita? Vivo di rimpianti o di ricordi?
Come vivo il dolore? Mi areno sui “perché” o mi rivolgo ad un Tu per capire “come” riprendere il cammino?
Con chi potrei condividere la gioia che regala il contatto col Risorto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Aprile
2025
Un contatto che dinamizza
commento di Gv 20,11-18, a cura di Narciso Sunda SJ