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L’amore è tutto ciò che si può ancora tradire.
Andrea Pazienza
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Mi lascio ispirare
«Guai a quell’uomo…»: sembra quasi di sentire quella espressione di dolore di Gesù per quell’uomo, Giuda, uno di quei dodici scelti proprio da lui, che si appresta a consegnarlo alle autorità religiose. Cosa mai avrà vissuto Giuda, che lo ha portato a consegnare il suo Signore perché venga giudicato e condannato? Delusione per una liberazione politica non avvenuta? Bisogno di sicurezze che Gesù non ha soddisfatto? Non lo sappiamo.
Né sappiamo perché noi stessi, talvolta, ci allontaniamo dal Signore, in un qualche modo lo “consegniamo” a una sorte che non ci vuole vedere più partecipi. Forse dimenticando che proprio quella sorte, quella passione, cui Giuda lo ha consegnato, è diventata il luogo della nostra salvezza, del nostro riscatto da quelle delusioni di vita, da quella morte cui tutti sembriamo inevitabilmente condannati.
Proprio quella consegna ci fa contemplare Gesù che vuole compiere per noi l’estremo segno di amore, di vicinanza a tutti coloro che in ogni tempo e in ogni modo vengono crocifissi. Un Gesù che, per amore dell’umanità che lo bistratta, si fa ancora più vicino alla stessa umanità, la abbraccia anche nel suo esito che sembra assoluto, la morte. Ma per farla risorgere con lui e in lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa ti ha fatto sentire vicino a Giuda? Quando ti è sembrato di tradire qualcuno o qualcosa?
In quale occasione ti sei volontariamente allontanato dal Signore?
Come ti senti nel contemplare il Cristo che sceglie di morire per te?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Aprile
2025
Estremo segno d’amore
commento di Mt 26,14-25, a cura di Lino Dan SJ