Immagine creata con DALL-E 3 -
Il nostro peggior nemico non è colui che ci sfida, ma la parte di noi che ha paura di essere sfidata.
Thich Nhat Hanh
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 11,45-56)
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
Mi lascio ispirare
Davanti a queste parole di Giovanni, ci ritroviamo a scrutare i nostri cuori. Ci accorgiamo che spesso, quando qualcuno sembra “minacciare” la nostra immagine o il nostro ruolo, reagiamo mettendoci sulla difensiva. Non perché questa persona abbia cattive intenzioni – anzi, spesso è proprio il contrario – ma perché inconsciamente temiamo che possa diminuire il valore che gli altri ci attribuiscono.
E ci chiediamo: non è forse questa nostra difensività a rivelare la nostra vera fragilità? I capi religiosi temevano Gesù perché minacciava il loro sistema, la loro autorità. Non rischiamo anche noi di reagire allo stesso modo quando sentiamo vacillare le nostre sicurezze?
Forse il Signore ci invita oggi a un atteggiamento diverso: quello delle persone semplici che, nel tempio, cercavano Gesù con cuore aperto. Ci invita ad essere meno attaccati alle nostre presunte conoscenze, meno preoccupati di difendere il nostro spazio.
Sentiamo che c’è una libertà da conquistare: quella di chi sa che non ha veramente nulla da perdere nell’aiutare gli altri a risolvere i loro problemi, nell’accogliere il bene ovunque esso si manifesti. Ogni incontro che ci sembra “minaccioso” potrebbe essere in realtà un’occasione preziosa per imparare, per crescere, per diventare più simili a Cristo.
In questo cammino quaresimale, accogliamo con fiducia l’invito del Signore a deporre le nostre difese. È proprio nell’abbandono delle nostre resistenze che possiamo trovare una nuova libertà e riscoprire la gioia dell’incontro autentico con l’altro e con Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando, di recente, ti sei sentito "minacciato" nella tua immagine o nel tuo ruolo, pur sapendo razionalmente che nessuno intendeva davvero sminuirti? Quali emozioni profonde si sono mosse in te in quel momento?
Osservando con gentilezza il tuo cuore, quali sentimenti hai veramente nutrito verso la persona che ti sembrava minacciosa? Cosa ti rivela questo sulla tua fragilità e sui tuoi attaccamenti?
Quale dono o novità il Signore ti sta invitando ad accogliere proprio attraverso queste situazioni di apparente minaccia?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Aprile
2025
Dal timore all’accoglienza: liberare il cuore
commento di Gv 11,45-56, a cura di Ettore Di Micco