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Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.
Immanuel Kant
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11,27-28)
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Mi lascio ispirare
Nella frase della donna della folla c’è ammirazione, c’è gratitudine per ciò che ascolta. Ma sembra quasi che ci sia anche una piccola nota di amarezza, come la beatitudine di cui parla sia qualcosa di cui lei non ha avuto la fortuna di poter godere. Sembra attribuire quella possibilità a circostanze puramente esterne.
Cosa la porta a questa concezione? Qual è l’esperienza di vita che l’ha condotta a trarre conclusioni simili? Sappiamo per certo che è una donna che ha sofferto. Sappiamo per certo che è una donna che ha gioito. Di questo siamo certi, poiché è la realtà di tutti. Gioie e dolori sono parte integrante della vita e nessuno è esente dall’attraversarli.
Gesù prontamente riporta la questione dall’esterno all’interno: la beatitudine non ha a che fare con circostanze esterne. Piuttosto è questione di affinare l’orecchio per ascoltare quella voce che ci parla dentro. Una voce che ci guida sulla strada verso la nostra beatitudine.
Certamente è più facile a dirsi che a farsi. Tuttavia possiamo accorgerci da soli che non ci sono alternative migliori. Arrendersi all’amarezza di ciò che non va come vorremmo non ci fa stare meglio né ci aiuta a realizzarci o a rendere migliore la vita altrui. E Dio ci lascia liberi di dare una possibilità anche alle alternative.
Non è un problema se ci risultano lontane o poco sensate le parole di Gesù. Quello che è importante è che ci lasciamo contaminare. Possono essere una provocazione a domandarci come ci poniamo rispetto alle circostanze esterne. Possono essere uno stimolo di riflessione sui nostri atteggiamenti e sui perché delle nostre azioni. La cosa fondamentale è che quelle parole non ci lascino indifferenti o che noi non le accantoniamo con indifferenza, pensando che non possano riguardarci.
Quelle parole sono anche per noi! Lasciamo che ci guidino, ovunque sia, fidiamoci.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali credenze ti allontanano dal credere vere (per te) le parole di Gesù? (Scetticismo, insicurezza, cattiva valutazione di sé… )
Come queste credenze influenzano la tua concezione del mondo e della tua vita?
Quando hai sentito che una scelta era quella giusta per te? Quali sono i sentimenti che ti hanno portato chiarezza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Ottobre
2024
Una bussola
commento di Lc 11,27-28, a cura di Ettore Di Micco