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Lasciare che il corpo decida con chi stare
sfamare di parole e di silenzi,
nutrire la fame d’amore,
perdersi,
stare con mani aperte e
lasciar cadere il frutto di Adamo,
consacrarsi cuori esposti ai venti,
decidere di consegnarsi
accogliere il fatto che la vita abbia sempre fame,
farsi masticare,
perdersi,
per entrare nell’Eterno.
Alessandro Deho’
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6,1-5)
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Mi lascio ispirare
Per l’ebreo osservante tutto il sabato era un grande tempo di riposo, ogni attività era sospesa e anche raccogliere le spighe era un lavoro proibito. Ma i discepoli di Gesù non stanno semplicemente raccogliendo, infatti mangiano direttamente le spighe. Il grano ha notoriamente bisogno di una certa lavorazione per essere trasformato in pane e mangiato, che i discepoli saltino tutti questi passaggi ci indica una necessità, la fame.
Come si può allora guardare questo avvenimento? Ci vengono offerti due punti di vista. Quello dei farisei, che secondo il filtro del si può o non si può, lo giudica sbagliato. E quello di Gesù, che difende i discepoli citando la Scrittura, ma poi aggiunge un vero e proprio cambio di paradigma: il filtro del figlio dell’uomo sulla legge.
Filtrando le usanze sul sabato con sé stesso, Gesù vi inserisce una dinamica eucaristica, richiamata dalla vicenda di Davide nel linguaggio del prese, ne mangiò e ne diede. Con un anticipo pasquale Gesù, in modo velato, ci indica che nei nostri sabati dobbiamo avere fame di lui.
L’idea del sabato del Vangelo può essere estesa ai nostri finesettimana, e quindi questa parola è la possibilità di chiederci di cosa ci nutriamo in questo tempo solitamente consacrato al riposo e alla festa. Ma anche un invito a saper individuare le tante “fami” e necessità, il grido dei poveri che si scontra con l’opulenza ricca della cultura del weekend.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come guardo chi ha fame?
Di cosa “ho fame” il fine settimana?
Che posto ha l’eucaristia nel mio modo di organizzare il riposo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Settembre
2024
Fame
commento di Lc 6,1-5, a cura di Giuseppe Amalfa SJ