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Ti apro io la valigia mentre tu resti lì
e piano piano ti faccio vedere:
c’erano solo quattro farfalle
un po’ più dure a morire.
Luciano Ligabue, Il peso della valigia
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,34-11,1)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Mi lascio ispirare
Una valigia con una lacrima versata per qualcosa che davvero non ami era il requisito per partecipare a un’azione teatrale di Armando Punzo, “Mercuzio non vuole morire”. Ricordo la corsa, la piazza piena di bagagli…
E queste sono le ultime istruzioni che Gesù consegna ai discepoli che si preparano alla missione. Può essere utile riprenderle anche quando la fatica del cammino si fa sentire. Abbiamo iniziato a seguirti, Signore, forse chiedendo una guarigione del cuore, dalle nostre ferite, perché le tue parole arrivavano come un balsamo. Abbiamo iniziato a percepire la tua presenza accanto a noi, ed è cresciuto in noi il desiderio di restare, con te, di fare, di essere un po’ più come te. Di amare in modo nuovo. Di farti conoscere ad altri. E a questo punto del cammino forse siamo stanchi, abbiamo già accumulato rifiuti, incomprensioni, siamo stati anche derisi per questo modo diverso di stare al mondo. Alcuni sono andati via. È inevitabile, gli equilibri intorno a noi possono saltare e non dobbiamo averne paura. È l’occasione di esserci in modo più autentico. Talvolta proprio quelli che dovrebbero starci accanto ci fanno opposizione. Sono quelli che ci amano ma ci tengono stretti. O che teniamo stretti. Sembra di sentirli ripetere: “Non ti riconosco più”.
Verso anche questa lacrima nella mia valigia. Per tutti i luoghi dentro di me dove non c’è stato e non c’è amore che tu hai raggiunto. Bene, io adesso inizio a riconoscermi. La parola è una spada perché fa verità, distingue e permette l’esistenza. Quante paure ho ereditato, quante credenze limitanti? Cosa faccio fatica a lasciar andare? A volte è necessario lasciare la presa… aprire le mani. Per andare dove serve, con cuore libero. C’è ancora tanta strada davanti a noi. Lo ripeti: “dove sei tu sono anche io”. Lascio qui la mia valigia e guardo con te cosa c’è dentro. Mi lascio andare. Posso prendere congedo, e andare avanti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa c’è nella tua valigia?
Quale sete pensi di poter accogliere con le tue mani?
Quale parola custodisci donando?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Luglio
2024
Lascia andare
commento di Mt 10,34-11,1, a cura di Caterina Bruno