Foto di Vanessa DʼUrbano -
E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,16-21)
Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Mi lascio ispirare
Signore, su questa barca faccio esperienza di te. Ti riconosco in quel «Sono io, non abbiate paura!» e la tempesta intorno a me si placa.
Sono come quei discepoli che cercano di remare verso l’altra riva per tornare a casa ma il vento è troppo forte e le onde sono alte che faccio fatica a muovermi. Inizio ad avere paura. Ho bisogno di raggiungere quella riva, lì giù in fondo, per sentirmi al sicuro.
E ad un tratto ti vedo, in lontananza, apparire e scomparire tra il movimento delle onde. Stai venendo verso di me, nella mia direzione e la tempesta non ti abbatte. Tutto intorno a te si calma.
Sei davanti alla mia barca, Signore. Mi dici di non aver paura. E ora che sei con me, non ho più paura, mi sento al sicuro, mi sento salvo, perché con te non temo nulla. Mi lascio salvare da te, ti faccio salire sulla mia barca. Mollo quei remi a cui stavo aggrappato convinto di poter domare il mare e la sua tempesta da solo e invece stavo per esserne inghiottito.
Mollo tutto, tutte le mie certezze. Mollo il controllo della mia barca e la lascio guidare da te… e mi ritrovo subito sull’altra riva.
Il Signore è sempre presente e partecipe della nostra vita. Ci chiede qui di lasciare andare quei “remi” con cui crediamo di poter remare nel mare della nostra vita. Chiediamo al Signore di imparare a perdere il controllo così che lui possa entrare e operare nelle nostre vite.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Su quale barca stai cercando di remare ora?
Quanto riesci a far spazio al Signore?
Quanta fiducia dai al Signore, riconoscendolo in quella tempesta? Cosa ti aiuta a mollare la presa e farti condurre da Lui?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Aprile
2024
Lasciarsi placare
commento di Gv 6,16-21, a cura di Vanessa D'Urbano