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Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (LC 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Mi lascio ispirare
La vista di un neonato è un segno di speranza. Ci ricorda che il mondo non termina con noi stessi, ma continua in una evoluzione inarrestabile, dentro un mistero, quello della nostra umanità, che non si esaurirà mai.
Il miracolo della vita che si ripete di generazione in generazione ci mette davanti alla consapevolezza che l’essere umano è sempre lo stesso eppure evolve continuamente. Il bimbo, crescendo, assume il passato da cui proviene e costruisce un futuro diverso da quello che ha mosso i nostri passi.
La bellezza che il bimbo irradia intorno a sé è una promessa che si rinnova e ci invita a lasciar essere la vita. Ci si può fidare dell’essere umano!
Ecco la consolazione di Simeone e di Anna! Sentono che possono lasciare nelle mani di quel bambino il mondo che hanno amato e possono ritirarsi serenamente.
Così come ogni volta che nasce un essere umano, Dio si consegna totalmente a lui, fidandosi, lasciandolo essere… Si fida di noi, perché sa come siamo fatti. Quando sentiamo questa fiducia su di noi, viviamo la vita con apertura, coraggio e leggerezza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa ti piacerebbe consegnare alla generazione successiva?
Cosa ti dà speranza della generazione dei giovani di oggi?
Cosa fai fatica a lasciar essere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Febbraio
2024
La fiducia di Dio
commento di LC 2,22-40, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ