In foto, l’Angelo annunciante in terracotta della Pieve di San Gennaro in Lucchesia -
Ben si dice che il desiderio vince la paura, supera gli inconvenienti e spiana le difficoltà.
Mateo Alemán
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,5-25)
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
Mi lascio ispirare
Quando l’angelo Gabriele interrompe Zaccaria, mentre svolge le sue funzioni sacerdotali, incontra un uomo che un giorno aveva sperato, aveva desiderato e pregato di avere un figlio da sua moglie Elisabetta, che era sterile. L’uomo che Gabriele incontra, però, non è più l’uomo di una volta, ha smesso di sperare e di pregare, si è ritirato nella sua ritualità sacerdotale, forse anche stanca e ripetitiva.
Quando l’angelo Gabriele gli annuncia che Dio ha esaudito la sua preghiera, è lui stesso che non crede più a quella preghiera, non abita più quello spazio di desiderio. La parola della sua preghiera è diventata sterile perché non ha più nessuna ragione di sperare e di desiderare qualcosa da Dio. Eppure l’angelo dice «Non temere, la tua preghiera è stata esaudita». È Dio stesso a ridare vita a quella parola di speranza, a un cuore ormai comprensibilmente e ragionevolmente chiuso in un’abitudine rassicurante.
«Come potrò mai conoscere questo?» risponde Zaccaria. Sembra la risposta di Maria a Gabriele poco più avanti, ma non lo è: perché non è il come (può succedere questo) l’oggetto della sua domanda… è che non c’è più la domanda. Non c’è più nemmeno il desiderio e la speranza del giovane Zaccaria nell’anziano sacerdote del tempio. Per questo resta muto, perché alla parola di Dio sulla sua vita, non sa che rispondere. Deve prima ritrovare la storia delle sue parole a Dio, delle sue preghiere e delle sue speranze, per poter ascoltare la risposta di Dio nell’angelo e poter quindi cantare felice alla nascita di Giovanni: «Benedetto il Signore Dio di Israele».
La promessa di vita irrompe come una marea in una steppa dove la vita è diventata una serie di riti sterili che proteggono il cuore dalla “di-sperazione”. La promessa di Dio seminata nel passato deve ricominciare a crescere come un germoglio fragile e così le parole umane ritrovano il modo di dirigersi a Dio con le mani aperte di chi chiede e le mani giunte di chi ringrazia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali desideri e quali speranze mi hanno accompagnato in questo tempo di Avvento?
Quale promessa di vita sento che Dio ha seminato in me?
Le esperienze di sterilità mi hanno chiuso definitivamente a Dio? Ho trovato le parole per consegnarle?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Dicembre
2023
Lo spazio del desiderio
commento di Lc 1,5-25, a cura di Leonardo Angius SJ