Ph. by Annie Spratt on Unsplash -
Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo… no. Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?
Nanni Moretti, Ecce bombo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,15-24)
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Mi lascio ispirare
La crisi delle feste – a chi non è capitato di declinare un invito o di annoiarsi a un prolisso banchetto? – sembra essere qualcosa di vecchia data. Oggi ci viene presentata una situazione simile: alla festa data da «un uomo» nessuno degli invitati si presenta. Ma piuttosto che fermarsi alla tristezza del festeggiato o all’apatia dell’invitato, Gesù nella parabola mette in atto una strategia.
Uscire. È il movimento contrario alla chiusura e al ripiegamento. Nell’uscire e chiamare quanti vogliono unirsi alla festa si innesta la dinamica dell’incontro con persone nuove, l’archetipo di ogni social network, al quale il padrone – che si rivelerà come il Padre – sembra piegarsi.
Poveri e ammalati. Ma se da un lato il movimento di invito è ampio e generoso, dall’altro ubbidisce a una gerarchia, perché ci sono dei preferiti. Sono i poveri e gli ammalati, che magari releghiamo ai pranzi di Natale degli enti benefici, ma siamo ben lontani da condurre alle nostre feste e ne parlo (ahimé!) dalla parte di chi non ne vede molti seduti al proprio tavolo. Certamente ci sono anche forme esistenziali di povertà e malattia che già accogliamo o siamo chiamati a accogliere, ma il Vangelo ci sfida anche e soprattutto nella direzione effettiva di queste condizioni, la materiale e la corporale.
Perché la mia casa si riempia. La casa deve essere piena, come un secchio colmo che risale da un pozzo incapace di tenere tutta l’acqua! Se poi questa casa è il cuore di Dio, capiamo bene che fuori ci resta solo chi non vuole entrare, ma non un escluso da chi dà la festa, da chi ha più di un piede fuori dallo spazio e dal tempo – nell’infinito, nell’eterno – proprio per sfuggire ai criteri di misura che potrebbero limitare la sua capacità di accoglienza.
La festa è il pretesto per parlare del modo di amare di Dio ma anche dell’orizzonte di gioia al quale il Regno si apre, per tutti, per sempre.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione ti hanno invitato a una festa in modo inatteso?
La povertà, la malattia, come ti interrogano?
Prova a scorgere nella prossima festa a cui parteciperai segni del Regno di Dio… Cosa c’è per te oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Novembre
2023
La festa
commento di Lc 14,15-24, a cura di Giuseppe Amalfa SJ