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E ci hai visto su dal cielo,
ci hai trovato e piano sei venuta giù,
un passaggio da un gabbiano
ti ha posata su uno scoglio ed eri tu.
Fabio Concato, Fiore di Maggio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Mi lascio ispirare
Provo a stare solo sulla soglia di questo brano, il primo versetto, quasi a custodire un senso di pudore per l’incarnazione, dove Dio sposa l’umanità e il suo Spirito ci immerge nell’ombra di un grande grembo.
In quel tempo. La storia, il suo fluire, il corso delle generazioni, genealogie bibliche che rallentano per un respiro più lungo. Tu, l’eterno, scegli di confonderti con lo scorrere del tempo, di sperimentare le età dell’uomo e attraversare la soglia della morte. Compi la paradossale scelta di essere finito, come i granelli di sabbia dentro una clessidra.
In una città. Impasto di pietre e calce, illusione di rifugio finché non giunge un terremoto. Le città oscillano tra la sicurezza del nido e il tremare del primo volo. Le città sono galassie con le strade, se viste da lontano, dall’universo, dove la luce è sempre quella della notte. E tu su quelle strade, cadendo, imparerai a camminare.
A una vergine, promessa sposa di un uomo. E così sul gioco di sguardi e il timido rossore di due fidanzati ti posi. Battezzi l’amore che fa scorrere il desiderio nella tenerezza del passeggiare mano nella mano. “Tutto l’amore” ti accoglie e attende che inizi a ricamare una nuova vita dentro le viscere. Le nausee, le fitte del parto, saranno per te le prime sillabe di come deciderai di amarci, fino alla fine.
Ma quando il tuo primo pianto si placherà tra le braccia di quegli sguardi, anche tu scoprirai il paradiso.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il mio tempo? Come lo colloco nella storia?
In quale posto dove mi sento radicato, dove Dio m’incarna?
Quale amore chiedo, oggi, a Dio di abitare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Ottobre
2023
Mano nella mano
commento di Lc 1,26-38, a cura di Giuseppe Amalfa SJ