- Image by 99paginas on Freepik
La bellezza è il nome di qualcosa che non esiste, che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno.
Fernando Pessoa
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,37-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Mi lascio ispirare
Gesù lega l’essere degni di lui al modo in cui ci relazioniamo con il tempo che caratterizza la nostra vita. Amare padre e madre più di lui significa rimanere incatenati alla propria storia, al proprio passato, alle proprie origini. Preoccuparsi di quello che è successo, delle occasioni perdute, degli errori fatti, non permette di entrare nella logica di Gesù che è basata sul tempo presente come luogo della salvezza. Significa non darsi la possibilità di respirare un orizzonte più ampio. Significa stabilire un legame di causa effetto che incatena a un copione già visto. Rimanere legati al passato preclude la possibilità di un nuovo inizio.
Il figlio o la figlia simboleggia il legame con il futuro. Chi giudica la generazione futura come inconsistente, incapace, leggera e superficiale e si turba di fronte ad essa, non può entrare nella logica del regno. Chi vorrebbe plasmare la generazione successiva sulle proprie modalità di vita, di fede, di senso, si condanna alla frustrazione e al malcontento. Perché il mondo, grazie a Dio va sempre avanti.
E anche nel presente, chi fa fatica ad accogliere la realtà così come accade non è degno di Gesù. La vita non sempre si presenta come la vorremmo. Rifiutarla, opporsi, o scappare via, per evitare di entrare in contatto con il dolore dei nostri progetti infranti impedisce di aprirsi alla novità della grazia.
Accogliere e lasciarsi provocare da ciò che destabilizza è il primo passo per mettere piede nel regno di Dio. Non tanto perché tutto quello che ci si presenta davanti è sempre buono e va accolto indiscriminatamente. L’apertura serve per riconoscere come quello che accade diventa la mia occasione per liberare il bene possibile. È la mia relazione con ciò che accade che determina la bontà e la bellezza di quello che vivo. Quanto più decido di essere nella situazione, tanto più libero la bellezza di quello che accade.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale situazione hai sperimentato bellezza, anche se non era una cosa piacevole?
Quale sapienza ti è stata consegnata in quell’occasione?
Che gusto ti lascia nel ricordarla?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Luglio
2023
Vedere ciò che è
commento di Mt 10,37-42, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ