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Conoscerai un grande dolore e nel dolore sarai felice. Eccoti il mio insegnamento: nel dolore cerca la felicità.
Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 16,20-23a)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Mi lascio ispirare
Parole come quelle che leggiamo oggi, estrapolate dal contesto del discorso che Gesù sta facendo ai discepoli, sono una buona metafora di quello che è l’esperienza del dolore e della sofferenza quando vengono tolti dal contesto del nostro cammino.
Purtroppo ogni prova, ogni difficoltà hanno l’effetto indesiderato di apparirci come qualcosa di totalmente inedito, mai visto, una pagina bianca della vita in cui partiamo da zero, anzi nettamente in passivo. Lo sguardo cala sulla sofferenza del momento. Sembra non esserci alcun orizzonte, se non la fine del supplizio. Noi al centro da soli e tutti gli altri presi ancora nei loro discorsi.
Gesù quel dolore, il dolore della sua partenza e della sua passione, lo tiene ben saldo nel discorso: ne è una parte. Non ne è né l’inizio né la fine. È la preparazione di qualcosa di più grande: la Pasqua, quando lui si farà vedere e riconoscere come colui che ha attraversato il dolore e la morte e li ha vinti.
Nel dolore normalmente lo sguardo cade a terra, oppure ci si guarda in giro confusi per cercare un senso o una spiegazione. Vedere lui Risorto dà una direzione al nostro sguardo, che si può finalmente poggiare su qualcuno. E la pagina bianca ritorna a essere parte del nostro dialogo con lui. Perché non c’è dolore più grande che non sentirlo al nostro fianco.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali momenti non ho sentito la presenza del Signore?
Quando mi è capitato che la tristezza si trasformasse in gioia?
Quali segni o “angeli” della sua presenza ho imparato a cercare nei momenti della prova?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Maggio
2023
Qualcosa di più grande
commento di Gv 16,20-23a, a cura di Leonardo Angius SJ