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Ho commesso il peggiore dei peccati che un uomo possa commettere. Non sono stato felice. Che i ghiacciai dell’oblio possano travolgermi e disperdermi, senza pietà. I miei mi generarono per il gioco rischioso e stupendo della vita, per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco. Li frodai. Non fui felice. Realizzata non fu la giovane loro volontà.
Jorge Luis Borges
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 18,21-35)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Mi lascio ispirare
Sento che sono in debito
per tutto ciò che in vita mi hai dato
ma solo per non averlo
pienamente gustato.
Vendetta e rivalsa
supremazia e ragione
limiti e catene
che disgustano l’amore.
In quale forma e misura
vuoi che lasci andare
per sentirmi buono e degno
quando anch’io ho qualcosa
da farmi perdonare?
Dici che non c’è forma né unità:
il gusto del perdono
è la libertà
quella interiore
che non ha parole
è serenità che apre
le sbarre del cuore.
Donami l’umiltà di ricevere
per il coraggio di ridonare.
Con mio fratello vengo da Te:
abbi pazienza, con lui e pure con me
che stiamo imparando a lasciarti passare,
a sentire che tutto l’Amore
si è fatto per donare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale gusto sento/come mi sento nel ricevere perdono?
Che cosa faccio fatica a perdonare agli altri?
Con chi e come condivido la gioia del ricevere nella mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Marzo
2023
Ricevere per donare
commento di Mt 18,21-35, a cura di Giovanni Stefani