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Non dimenticare che dare gioia dà anche gioia.
F. W. Nietzsche
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Mi lascio ispirare
Oggi è messa in evidenza la differenza tra le mormorazioni degli scribi e farisei da una parte (insieme alle parole dei due figli della parabola) e il comportamento di Gesù, dall’altra, cui fa eco quello del padre, protagonista del racconto.
I primi, gli scribi e i farisei: sono lì per ascoltare Gesù e, vedendolo vicino ai peccatori, si lamentano, lo criticano e, in cuor loro, lo condannano. Si aspettano infatti che lui li tenga a distanza, non essendo persone degne, meritevoli (come invece loro).
ll figlio minore, protagonista della prima parte della parabola: prima si aspetta che il padre gli dia la sua parte di eredità (e la pretende), incurante del fatto che egli sia ancora in vita e che dunque possa necessitare lui quei beni. Poi, decidendo di tornare a casa perché caduto in miseria, si aspetta di essere accolto come un garzone, non potendo, secondo i suoi calcoli, sperare nulla di più.
Infine, il figlio maggiore: al vedere la festa organizzata dal padre per il ritorno dell’altro suo figlio, si aspetta che lo cacci, lo mandi via o lo tratti come un servo. Così come, lavorando per lui e obbedendogli da tanto tempo, si sarebbe aspettato che il padre gli concedesse almeno un capretto per far festa con gli amici.
Aspettative tutte disattese che corrodono il nostro cuore.
Dall’altro lato invece, ci sono Gesù e un padre che non fanno i ragionieri: non misurano l’amore facendo i conti in tasca agli interlocutori o ai propri figli. Piuttosto, mettono al centro la volontà di rendere partecipi tutti loro della gioia della figliolanza: c’è gioia infatti nel vedere che un peccatore si converte, c’è gioia nel vedere un figlio perduto ritornare a casa, c’è gioia nel poter festeggiare insieme al fratello riavuto.
Anche noi a volte rischiamo di morire di aspettative disattese piuttosto che gioire per un amore donato.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione hai sperimentato che pretendere la realizzazione delle tue aspettative ti toglieva la gioia?
Quando hai ricevuto una sovrabbondanza d’amore che sentivi immeritato, di cosa hai gioito in particolare?
In quale situazione oggi potresti rispondere con amore sovrabbondante a chi ti accusa di aver deluso le sue aspettative?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Marzo
2023
Aspettative disattese
commento di Lc 15,1-3.11-32, a cura di Lorena Armiento s.a.