Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi (particolare) -
Mi inginocchio
senza sapere perché […].
È un gesto che chiama
e raccoglie brandelli di me,
non una richiesta
non un sogno,
solo obbedienza del corpo
a una certa angolazione
tra terra e aria.
Chandra Livia Candiani
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Mi lascio ispirare
Adorare. Per tre volte oggi ascoltiamo questa parola.
Fine. La prima volta la troviamo sulla bocca dei Magi, sapienti d’oriente, uomini che si mettono in cammino da dove sorge il sole: ad-orare, andare a pregare, è il fine del loro mettersi in moto. Forse posso percepire un contrasto tra la concretezza del camminare, fare strada, e il pregare che nell’immaginario comune di concreto ha ben poco. Una scia di luce unisce gli estremi di questo spostamento: a un estremo l’oriente di ogni alba, all’altro una stella che sorge su Betlemme. Luci con intensità diverse, che tracciano un pellegrinare dell’anima.
Turbato. Al centro del racconto è Erode a ripetere il termine adorare. Che senso può avere sulle sue labbra? Ma, più che il senso, Erode ci consegna ciò che gli procura: adorare è ciò che genera in lui turbamento. Apprendere da gente venuta da lontano che c’è un re in Giudea, che può essere adorato e che non è lui, lo turba. Tuttavia Erode non è uno sprovveduto, capisce che si tratta del Messia, dovrebbe saper collocare l’evento nel giusto piano; il Messia è il vero re, l’unto di Dio degno di adorazione, e la monarchia in Israele è un aggiustamento in vista del vero regno di Dio. Erode entra in uno stato di confusione: capita di chiedere al Signore di farsi presente nella nostra vita, ma quando ciò avviene e non corrisponde con i nostri calcoli – come Erode – possiamo essere turbati․․․
Prostrarsi. La meta di tanto camminare, il luogo indicato da un astro visibile da lontano, è una casa. Una madre col suo bambino la abitano. Disarmante regalità in uno squarcio di vita domestica al cospetto della quale si compie il fine dei Magi: adorare. Ecco un’altra azione che spiega come adorare, il prostrarsi: la sosta del corpo dopo il suo andare. E allora ecco la concretezza dell’adorare, il corpo disarmato davanti a Dio, lo sguardo basso e la mano di un bambino come carezza.
Dopo tanto cielo è la terra che mi abbraccia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali turbamenti vivo e sento che competono con Dio?
Prostrarsi è un esempio di preghiera con il corpo. Sono consapevole di quanto il corpo possa aiutare la vita spirituale?
In quali occasioni ho pensato alla preghiera come al fine della mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Gennaio
2022
Adorare
commento di Mt 2,1-12, a cura di Giuseppe Amalfa SJ