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Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura.
Giacomo Leopardi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,41-51)
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Mi lascio ispirare
Gesù, tu ci mostri il tuo amore infinito e io mi sforzo di cercarti con la mia intelligenza umana, povera e debole. Ti cerco nei miei ragionamenti, nei miei calcoli, nelle mie constatazioni tecniche, nelle fatiche e difficoltà di tutti i giorni. Sono, così, affaticato, stanco e affamato, e tu mi offri te stesso, il pane della vita, il pane che discende dal cielo.
La tua piena umanità, la tua fragilità, la tua carne e il sangue, il tuo respiro, il battito del tuo cuore, le tue orme sulla sabbia, mi parlano di un compagno di strada, un amico che soffre e spera con me, si arrabbia e perdona, piange e gioisce. Eppure, c’è ancora di più: tu sei inviato dal Padre celeste ed è lui che fa il primo passo verso di noi. Nessuna mente umana può capire pienamente questo, ma il nostro cuore, luogo della tua presenza, può scegliere di credere e di aderire a questo messaggio luminoso di bellezza, di accogliere, custodire e alimentare questo dono immenso.
Sì, voglio alzarmi in piedi, venire a te, Gesù, che mi chiami alla vita, come Lazzaro, gustando la tua amicizia, la tua bontà, la vita eterna.
Senza mormorazioni, allora, affronterò anche gli ostacoli e le cadute; poiché, sazio di te, di nient’altro avrò bisogno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il passo in più che sento di dover fare oggi per accogliere pienamente Dio nella mia vita?
In che occasione ho strumentalizzato Dio, cercando di adattarlo ai miei schemi?
In che modo riconosco nei sacramenti l’azione salvifica del Signore per me e i miei fratelli?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Agosto
2021
Vero uomo, vero Dio
commento di Gv 6,41-51, a cura di Marco Ruggiero