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Il bello è la prova sperimentale che l’incarnazione è possibile.
Simone Weil
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 10,11-18)
Io sono il bel pastore. Il bel pastore dà la propria vita (psichè: la vita intera) per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il bel pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo condurre. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Mi lascio ispirare
Oggi sembra ci venga chiesto, in prima battuta, di contemplare Gesù e il suo stile, invitandoci ad accogliere la sua Vitalità in noi. Ma come afferma meravigliosamente P. Beauchamp, ogni persona, autenticamente umana, è chiamata ad essere «pastore della propria animalità»! Tra le valli e montagne del nostro cuore abita ciò che è capace di condurre e far crescere la bellezza, e chi di essa sa fare mercato.
Il mercenario fa il pastore, mentre il Signore Gesù lo è. Chi ama, chi dona tutto sé stesso, chi è immerso nella bellezza può pensare di conoscersi, di conoscere, di condurre, di offrire la propria vita per poi riprenderla indietro. Solo allora il gregge di pulsioni e sensazioni che pascolano in noi si lascerà condurre dolcemente. Candore e armonia affioreranno nei nostri sguardi e nelle nostre carezze. Solo allora baciare sarà consegnare a una vita maggiore. Ma i lupi, che rapiscono i sensi, che distorcono i pensieri, che mercificano gli sguardi non si terranno lontani. Come smascherarli?
Si lasceranno riconoscere dal retrogusto di dispersione e smarrimento che rilasciano al palato. Sarà quello il momento di ascoltare con rinnovato amore la Parola, per distinguere la Voce che riscatta i sensi, che raduna le energie, che guida a una inedita forma di unità le nostre vite e le nostre comunità!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come riconosco la voce del Pastore bello? Quanto io lo sono nella mia vita?
Quando e perché mi comporto da mercenario?
Quali modalità e strategie mi permettono di riconoscere ed affrontare i lupi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
25
Aprile
2021
Tra le valli e le montagne del nostro cuore
commento di Gv 10,11-18, a cura di Narciso Sunda SJ