Tiziano Vecellio, Noli me tangere, 1511 -
L’occhio con cui io vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me.
Meister Eckhart
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 20,11-18)
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò subito ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Mi lascio ispirare
Gli occhi di Maria ci accompagnano davanti a questa scena.
Occhi che piangono. Per breve tempo la morte restituisce centralità al corpo da toccare e preparare, corpo che diventa presenza di chi non c’è più. E quella corsa contro il “tempo della corruzione” che fa della carne il petalo di un fiore che ancora splende sul campo – nel sepolcro – dall’alba al tramonto. Si trova in questo tempo Maria, con occhi stancati dal pianto dove le lacrime di dolore offuscano la sua capacità di vedere: di fronte al sepolcro spalancato – il vuoto già pieno della Pasqua – Maria vede solo un’assenza, quella del corpo morto di Cristo, che vuole ancora toccare e preparare per la sua ultima fioritura. Quanti come Maria si trovano travolti da questo modo di vivere il lutto… forse anch’io.
Occhi che non riconoscono. Anche di fronte allo stesso Gesù che le si avvicina e le parla – che le chiede del suo piangere e chi cerca – Maria non vede, non riconosce ancora la Pasqua. È tutta versata sul quel corpo morto che non ha trovato, e non si rende conto che Gesù la sta toccando preoccupandosi del suo dolore e di quell’assenza che non le dà tregua. Si trova ancora, Maria, nel tempo in cui la morte preme contro la vita e non dà occhi per vedere accanto chi si è amato.
Occhi aperti dalla Parola. Dio parla con la sposa! Molti padri della Chiesa hanno visto in questo incontro nel giardino tra il Risorto e Maria Maddalena i riflessi del rincorrersi dell’amato e dell’amata nel Cantico dei Cantici. Sarà l’essere chiamata per nome – come sposa all’altare – che apre occhi e cuore di Maria, e le sue orecchie sono già Chiesa che ascolta la parola del Signore. Quella parola speciale e personale, per ciascuno che solo se chiamato per nome si sente veramente discepolo del maestro.
E la parola della resurrezione già libera il corpo, Maria non può trattenere (toccare) colui che l’ha già toccata e soccorsa nell’intimità delle sue lacrime. Adesso è tempo di concedere al volto il sorriso di chi ha visto il Signore e al corpo la corsa dell’annuncio di Pasqua.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che modo ricordo di aver vissuto un tempo di lutto o di perdita?
In quali occasioni mi sono sentito toccato nell’intimità da Gesù?
Quale Pasqua il Risorto che ho incontrato mi chiama ad annunciare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Aprile
2021
Ho visto
commento di Gv 20,11-18, a cura di Giuseppe Amalfa SJ