Ph. Marcus Cyron, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons -
Un fuoco che accende altri fuochi.
Congregazione Generale 35a della Compagnia di Gesù
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1,35-42)
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Mi lascio ispirare
Tocca a te. Batti, con forza e precisione. Rispondi, dando velocità e una nuova direzione. Il gioco continua. Il gioco chiede di essere giocato, non te ne puoi stare fermo, a fare aspettare inutilmente il compagno.
Il gioco, grande maestro, ti porta a sorprenderti davanti a queste parole del Vangelo, in cui Giovanni, il Battista, racchiude la sua esperienza spirituale in una frase – «Ecco l’Agnello di Dio» – e la lancia ai suoi discepoli. Questi, come lui, condensano in tre parole l’incontro che ha cambiato la loro vita, e le passano al fratello. La buona notizia passa dall’uno all’altro con la velocità di una pallina da ping pong.
Tocca a te. Sii semplice. Non trattenere il Vangelo in mano, è troppo bello.
Non trattenere il fratello con tanti discorsi. O lo confondi o lo annoi. Comunicagli quello che hai vissuto – «Abbiamo incontrato il Signore» – e lasciagli la libertà di rispondere. Il gioco continua.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa desideri comunicare?
Come vuoi comunicarlo?
A chi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Gennaio
2021
Ping pong
commento di Gv 1,35-42, a cura di Stefano Corticelli SJ