Foto: Alev Takil -
Ospite, all'ombra dell’olmo riposa le membra sfinite,
qui dolce fra le verdi fronde mormora l’aura;
e bevi l’acqua che sgorga freschissima: al passeggero
questo nell’afa ardente è soave riposo.
Anite di Tegea
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Mi lascio ispirare
Gesù e i suoi sono in cammino. Arrivano, con la fatica della strada, in un villaggio a loro familiare e bussano a quell’uscio amico dove sanno che troveranno ospitalità. L’ospite è colui che interrompe la quotidianità, irrompe in essa e diventa priorità, e così avviene anche per Marta e Maria.
Da un lato Marta si pone al servizio del gruppo. Possiamo immaginarla presa a trasportare l’acqua affinché si rinfreschino, e poi pensare a cosa preparare da mangiare… dall’altro Maria si pone in ascolto attento delle loro necessità e esperienze. Entrambe le attitudini servono a declinare l’ospitalità.
Tuttavia qualcosa interrompe questa coralità dell’accoglienza. Marta accusa Gesù e la sorella Maria: entrambi hanno la colpa di non essersi preoccupati del suo servire, sono dei distratti. Marta ha semplicemente bisogno di aiuto ma non è stata capace di chiederlo, usa Gesù quando avrebbe potuto rivolgersi direttamente alla sorella e ha trasformato una semplice richiesta in occasione di tensione e scontro. Forse è anche invidiosa perché la sorella sta godendo della compagnia di Gesù.
Gesù interviene nella tensione: indica Maria come colei che ha saputo scegliere – ha scelto la parte migliore – mettendo al centro l’ascolto della sua parola e si rivolge a Marta con un affettuoso richiamo «Marta, Marta…»: è il tono di chi sa cosa si sta muovendo dentro di te.
Il vangelo non racconta come si conclude questa tensione. Ci lascia con parole che toccano ciò che abita il cuore di Marta e invitano anche lei a scegliere la parte migliore. Quella parte che già è in Marta, perché ciascuno ha la sua parte migliore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come vivo l’ospitalità?
Quali altre parole avrebbe potuto usare Marta per chiedere aiuto a Maria?
C’è una parte migliore in me che Gesù mi chiama ad ascoltare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Ottobre
2020
La coralità dell’accoglienza
commento di Lc 10,38-42, a cura di Giuseppe Amalfa SJ