ph: Zac Durant -
La bellezza … è l’ombra di Dio nell’universo.
Gabriela Mistral
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 17,1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Mi lascio ispirare
Cos’è la bellezza? Domanda non da poco. È quasi impossibile pretendere di darne una definizione universale, ma oggi sono invitato a coglierne alcuni aspetti.
Pietro dice: «è bello per noi essere (stare) qui». Lo stare di solito si relaziona con il benessere… diciamo «sto bene». Ma nell’esperienza che fa Pietro lo stare è bello, come di fronte a un panorama mozzafiato, di quelli che vedi in cima a un monte dopo la fatica e il sudore della salita, o come di fronte a un’opera d’arte, dove stare – fermarsi – è un’esperienza “estetica”, ovvero qualcosa che sono capace di sentire.
In Pietro possiamo ritrovare la stanchezza della salita, quella del monte sul quale l’ha condotto Gesù, ma anche quella della sua vita che ha sempre bisogno di luoghi di riposo, dove lo stare si fa dolcemente bello.
E in Pietro possiamo ritrovare anche lo stupore di un’esperienza estetica, quel riuscire a contemplare nel corpo luminoso di Gesù, quel maestro-compagno bello, a partire dall’oceano di quegli occhi che un giorno lo hanno chiamato, lo hanno scelto tra tanti facendogli lasciare le sue reti.
In Pietro la bellezza che vede diventa bellezza dello stare: vuole accamparsi, costruirsi un riparo che anticipi l’eterno e che fissi Cristo nel sole della sua gloria.
Mi chiedo ancora, con Pietro, cos’è la bellezza? È scendere dal monte, dove non avrei mai pensato di salire, e essere pronto ad annunciare le vette che il cuore di un Dio trasfigurato dall’amore mi ha fatto toccare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cos’è la bellezza?
In quali occasioni sento lo stare con Gesù come un’esperienza estetica?
In quale luogo della mia vita mi sento capace di annunciare ciò che vivo con il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
6
Agosto
2020
È bello
commento di Mt 17,1-9, a cura di Giuseppe Amalfa SJ