ph. Håkon Dahle -
Vedere, sentire, amare. La vita è un dono di cui sciolgo i nastri ogni mattina al risveglio.
Christian Bobin
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Mi lascio ispirare
«Ma che volete da me?»
Gesù è troppo ben educato per rispondere in questo modo ai sospettosi e arcigni concittadini di Nazareth. Ma questa potrebbe essere la sua risposta di fronte a chi resiste passivamente e con una certa malizia alla sua grande intraprendenza e alla sua generosa offerta di parola e prodigi che danno senso e gusto alla vita. Perché questi di Nazareth anziché prendersi il buono che c’è, cioè la parola appetitosa di Gesù, si fanno domande che ne impediscono l’accoglienza… ma che cosa gliene importerà mai da dove gli vengano la sapienza e i prodigi?! Se possono accogliere e questa e quelli, perché rimanersene a bocca asciutta con le aride domande che non dissetano e induriscono il cuore?
Forse c’è dietro (o dentro) una pretesa o una presunzione: se lui è uno dei nostri e dice e fa questa cose, allora dovrei poterle fare anch’IO! Sì scritto proprio così, tutto maiuscolo, perché è l’EGOlatria che impedisce di accogliere l’altro con il suo specifico dono, mentre per invidia, per superbia o non so per cos’altro, lo vorrei IO quel dono, lo vorrei per me, come una perla da aggiungere alla MIA collana!
Proprio per questo Gesù non può fare prodigi per loro! Il disprezzo è l’invidia livida e gelosa di chi vuol trattenere per sé, anche i doni più belli e spirituali e quindi non potrà accettarne di gratuiti e… sprecati.
Oggi per noi ignaziani è una festa grande e bella: celebriamo il Signore per averci dato sant’Ignazio, nostro padre e fondatore. Ebbene, proprio lui ci ricorda che i doni del Signore sono sempre dati per gli altri e non per colui che li riceve. Sono dati essere trafficati, utilizzati, “sprecati” nella misericordia!
Quando Ignazio, a Roma, di notte guardava il cielo pieno di stelle, sprofondava nella più viva contemplazione e versava calde lacrime di partecipazione, ma non per un gusto estetico o intimistico. Questa contemplazione lo spronava a impegnarsi per il Regno di Dio, per coloro che ancora non lo conoscevano, per coloro che erano lasciati ai margini di questo Regno. Il dono si faceva determinazione, scelta di amore e di misericordia, il Signore ci doni la grazia di essere figli di tanto padre, di non trattenere mai per noi il dono che riceviamo, in patria e altrove.
Buona festa!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando il mio io mi ha impedito di accogliere l’altro?
Cosa mi impedisce di accettare lo “spreco” della gratuità?
Quale dono oggi chiedo di saper non trattenere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
31
Luglio
2020
Ma che volete da me?
commento di Mt 13,54-58, a cura di Stefano Titta SJ